Nel nuovo millennio l’arte è sempre più ingegneristica e scientifica. Ne è un esempio Olafur Eliasson, portavoce di una creatività poliedrica, che annulla la barriera tra sapere tecnico-scientifico e pratica artistica complessa, e che include l’utilizzo di mezzi ad alta risoluzione, programmi e materiali sofisticati per valorizzare le potenzialità espressive e metaforiche di materiali innovativi. A Milano, nella galleria di Primo Marella è in corso per la prima volta non una mostra di artisti asiatici, bensì di giovani talenti europei: Alessandro Brighetti, Donato Piccolo, Francesco Fonassi e Voldemaris Johansons.
Invitati a realizzare “Immagini di futuro”, non solo, utilizzano tecniche innovative, ma approfondiscono ibridazioni tra materia e antimateria, puntando sulla performatività dell’aspetto meccanico senza spettacolarizzare la tecnologia. Alessandro Brighetti (Bologna,1978), neo-process, combina chimica e fisica nelle sue alchemiche costruzioni dalle forme essenziali, composte da magneti, forze cinetiche, oli sintetici, micro particelle di ferrofluidi che disegnano sagome sorprendenti. È ipnotico il suo liquido nero, lucido e denso, prodotto di una mistura di nano particelle di ferro avvolte da tensioattivo ionico e poste in una soluzione oleosa. L’autore supera la scienza e approda al magico, indaga il non ordinario, andando oltre la percezione e i limiti fisiologici della materia di cui sperimenta potenzialità espressive, davvero sorprendenti.
Fancesco Fonassi (Brescia, 1986), sarebbe piaciuto a Jhon Cage, poiché è interessato alle relazioni tra suono, spazio, silenzio, attesa, ripresa e tempo. “Parlano” per lui, nell’installazione ambientale Temporale (2011) quaranta microfoni, disposti a terra, che amplificano suoni naturali, alterando completamente la percezione dello spazio. Scoprirete che possiamo ascoltare suoni in galleria, come se fossimo a ottanta metri d’altezza, grazie all’installazione Everest RM 100.1 (2011), realizzata con le frequenze di Radio Star (una delle prime libere di Vicenza), come mezzo di trasmissione di cinquanta interventi audio, e del suo luogo di trasmissione (la torre Everest, il grattacielo della città) come luogo esclusivo di ascolto.
Donato Piccolo (Roma, 1976), è stato un programmatore al CNR, e questo “precedente” scientifico lo ha portato a incentrare la sua ricerca sui fenomeni fisici, su processi di trasformazione naturali decontestualizzati e isolati in bacheche rettangolari di vetro e plexiglas, in cui l’acqua trasformata in vapore e sollecitata da suoni “scolpisce” sculture di fumo.
La scultura mimal-process nel titolo Invisibile (2013) indica il messaggio, riflette sull’impercettibile divenire della natura, su ciò che esiste ma che, se non fosse così visualizzato, non percepiremmo. Voldemars Johansons (Riga, 1980), ha studiato all’accademia lituana di musica e all’Istituto di Sonologia del conservatorio di Den Haag, frequenta laboratori di scienziati e si concentra sulla possibilità di visualizzare elementi naturali, come per esempio l’intensità e la direzione del vento, resa attraverso le vibrazioni sonore che rendono percepibili i dati meteorologici acquisiti durante i temporali. Nell’installazione Emissions II (2013), i dati registrati di processi geotermici sono convertiti in impulsi trasmessi da pannelli di granito nero, appesi al muro, sostenuti da fili invisibili che producono suoni cristallini. La natura genera forma e armonia di per sé, noi non possiamo vedere i suoi cambiamenti, ma se decontestualizzati e inseriti in ambienti artificiali dagli artisti, allora assurgono a ready–made della vita, rivelando una bellezza dell’inatteso sospesa tra visibile e invisibile.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 23 ottobre
dal 23 ottobre al 30 novembre 2013
Images du Futur
Primo Marella Gallery Milano
Via Valtellina angolo Viale Stelvio 66, Milano