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22
novembre 2007
fino al 31.I.2008 Richard Wilson Bergamo, Galleria Fumagalli
milano
Strumenti musicali, velivoli, furgoni e dettagli architettonici. Elementi rotanti o immobilizzati dopo uno schianto. Questo lo sfondo realistico di un’osservazione, acuta e metaforica, sul mutamento e la sua percezione...
È il celeberrimo camioncino celeste della Piaggio a dare il titolo alla prima personale che Richard Wilson (Londra, 1953) ha inaugurato nei sobri spazi della galleria bergamasca. S’incontra immediatamente il piccolo veicolo commerciale mentre “rivoluziona” attorno a un perno, a emulazione forse di un corpo celeste, come allude la scritta Orbita sulla merce. Moto rotatorio riproposto anche nella peculiare inquadratura piroettata su uno schermo. È proprio questa la cifra linguistica della recente produzione dello scultore britannico: uno stuzzicante susseguirsi di installazioni, video, disegni e fotografie, variamente accostati per offrire nuove proposte visive e interpretative. Non siamo dunque più di fronte alle ingegnose performance ambientali degli anni ’80 e ‘90, quale 20:50, ormai “storico” intervento fascinosamente illusionistico, divenuto pezzo permanente della collezione Saatchi. L’intento sovversivo e metamorfico dei lavori site specific, volto a coinvolgere lo spettatore in una conversazione sensoriale con l’opera, si ridimensiona ora a favore di una sollecitazione meno appariscente. Ma intellettualmente più sottile.
Una rigorosa volontà conoscitiva, quasi investigativa, guida il suo fervore creativo. È lo stesso spirito analitico, come dichiara lo stesso Wilson, che spingeva il pittore ottocentesco George Stubbs a sezionare le carcasse dei cavalli per riuscire a dipingerli meglio. Così in Butterfly -video realizzato nel 2003 per il Wapping Centre di Londra e ora in mostra da Fumagalli- un aereo è ripreso in un simbolico processo di restaurazione: da macigno, aggrovigliato bozzolo ferruginoso, rinasce fino a librarsi nel vuoto, simile a una farfalla. O in 5 piece kit, delicata riproduzione scultorea di una batteria musicale, e il corrispettivo gruppo di disegni, raffiguranti le sezioni in cui è scomposta.
Qual è allora la “vera” opera artistica: l’immagine che scorre nei film o la sequenza dei frame? L’oggetto o la sua riproduzione grafica? Modalità espressive diverse sviscerarono un medesimo soggetto, senza approdare però a una sintesi concettuale. Propongono piuttosto un percorso evolutivo, scandito in vari “shot” intermedi.
Una riflessione metatestuale dunque, ben esemplificata nell’esotico video Breakneck Speed, nel quale una festosa danza gamelan di fuochi d’artificio sprizza da un razzo esploso dal vano posteriore di un anonimo caravan. E si ritrova poi racchiusa in un dipinto magicamente materializzatosi. È ancora il cambiamento, la trasformazione di una realtà data, di uno spazio preesistente a essere indagato dall’inglese. Non più attraverso clamorose operazioni spazialistiche, bensì con installazioni e opere più modeste. Ma solo nelle dimensioni. Senza mai dimenticare di instillare nel visitatore uno straniante impulso cognitivo.
Una rigorosa volontà conoscitiva, quasi investigativa, guida il suo fervore creativo. È lo stesso spirito analitico, come dichiara lo stesso Wilson, che spingeva il pittore ottocentesco George Stubbs a sezionare le carcasse dei cavalli per riuscire a dipingerli meglio. Così in Butterfly -video realizzato nel 2003 per il Wapping Centre di Londra e ora in mostra da Fumagalli- un aereo è ripreso in un simbolico processo di restaurazione: da macigno, aggrovigliato bozzolo ferruginoso, rinasce fino a librarsi nel vuoto, simile a una farfalla. O in 5 piece kit, delicata riproduzione scultorea di una batteria musicale, e il corrispettivo gruppo di disegni, raffiguranti le sezioni in cui è scomposta.
Qual è allora la “vera” opera artistica: l’immagine che scorre nei film o la sequenza dei frame? L’oggetto o la sua riproduzione grafica? Modalità espressive diverse sviscerarono un medesimo soggetto, senza approdare però a una sintesi concettuale. Propongono piuttosto un percorso evolutivo, scandito in vari “shot” intermedi.
Una riflessione metatestuale dunque, ben esemplificata nell’esotico video Breakneck Speed, nel quale una festosa danza gamelan di fuochi d’artificio sprizza da un razzo esploso dal vano posteriore di un anonimo caravan. E si ritrova poi racchiusa in un dipinto magicamente materializzatosi. È ancora il cambiamento, la trasformazione di una realtà data, di uno spazio preesistente a essere indagato dall’inglese. Non più attraverso clamorose operazioni spazialistiche, bensì con installazioni e opere più modeste. Ma solo nelle dimensioni. Senza mai dimenticare di instillare nel visitatore uno straniante impulso cognitivo.
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mostra visitata il 26 ottobre 2007
dal 20 ottobre 2007 al 31 gennaio 2008
Richard Wilson – The Ape Piaggio
Galleria Fumagalli
Via Giorgio e Guido Paglia, 28 (zona Stazione) – 24122 Bergamo
Orario: da martedì a sabato ore 10-12.30 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 035210340; fax +39 035222674; info@galleriafumagalli.com; www.galleriafumagalli.com
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