Dopo le tappe di Saint-Étienne e Bruxelles, la mostra
United
Artist of Italy, nata da un progetto del gallerista Massimo Minini, sbarca
a Milano, portando alla Fondazione Stelline oltre 200 scatti di firme celebri,
che ritraggono i volti dei più significativi artisti contemporanei e
internazionali.
Una galleria d’immagini firmata da ventidue dei più grandi
fotografi italiani: da
Gabriele
Basilico a Luigi
Ghirri, da Ugo Mulas a
Mario
Giacomelli e molti altri. In mostra artisti italiani e internazionali, galleristi
di fama mondiale (da Leo Castelli a Lucio Amelio), ma anche personaggi che
hanno reso grande l’Italia del Novecento (come
Zavattini, sceneggiatore di alcuni dei
capolavori cinematografici del neorealismo italiano). Non mancano scrittori e
poeti: da Moravia a Calvino, da Ungaretti a Pasolini, quest’ultimo addirittura
affiancato in mostra dal ritratto dolcissimo della vecchia madre, immortalata
nel 1971 da uno scatto di
Sandro Bechetti.
Se in passato le opere d’arte hanno spesso vissuto di vita
propria, come apparizioni uniche legate solamente a un nome ma quasi mai al
volto dell’artista che le aveva create, oggi sempre più, invece, lo sguardo
dell’artista si orienta su di sé, sulla propria identità di artefice
dell’opera. In alcuni casi la personalità di certi artisti contemporanei
diventa addirittura imprescindibile dal loro lavoro, facendosi essa stessa
materia d’operazione artistica (si pensi all’opera di
Andy Warhol,
Maurizio Cattelan o
Francesco Vezzoli, solo per fare alcuni esempi).
Camminare per le sale della mostra diventa così un’esperienza
a metà fra il passeggiare in una galleria rinascimentale di uomini illustri e
l’aggirarsi nel backstage di uno spettacolo alla moda, in cerca di volti noti. Con
Vanessa Beecroft che posa con
le sue modelle (quasi irriconoscibili, così vestite) per il fotografo
Attilio Maranzano, proprio come se
fosse il cast di un film.
I modi, gli atteggiamenti, ma anche i gesti (come quelli
ormai canonizzati di
Lucio
Fontana nelle foto di
Ugo
Mulas)
riscrivono un’originalissima storia dell’arte contemporanea. Perché, come scrive
Massimo Minini: “
Se il contemporaneo è un’attitudine, un modo di porsi
dell’opera nel suo tempo e in comunione con i grandi temi del momento, il
massimo di tensione sul contemporaneo lo si raggiunge non con il corpo
dell’opera, ma con quello dell’autore, che vive nel proprio tempo, lo
interpreta, gli dà voce, lo fonda, definendone i contorni spaziali e temporali”.
C’è anche l’arte al femminile negli scatti di Nanda Lanfranco, che celebrano
una
Louise Bourgeois ormai non più
giovane,
Carol Rama,
Marisa Merz e
Niki de Saint-Phalle. Persone ma
anche luoghi, come nelle fotografie di
Luigi Ghirri dedicate all’atelier di
Giorgio Morandi. Gli oggetti,
ordinatamente disposti nella solitudine polverosa dello studio di via Fondazza,
rivivono nella luce di questi scatti, mostrando tutta la loro ieratica
compostezza.
Attraverso l’indagine fotografica, Ghirri riesce pienamente
a comprendere l’opera dell’artista bolognese. Immagini che svelano altre
immagini, le fotografie diventano così la via privilegiata per indagare il
lavoro degli artisti.