Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Necessità di documentare le scene legate alla quotidianità rendendole decisamente monumentali attraverso l’inquadratura fotografica. Questo è ciò che la mostra “Vivian Maier – Una fotografa ritrovata” presenta agli occhi del visitatore: una analisi dal taglio sociologico che comprende i decenni tra il 1950 e il 1980.
Passeggiando negli spazi di Forma Meravigli si potrà notare come tutta la società e i suoi cambiamenti siano stati registrati: dai bambini al parco giochi agli scorci di città sempre più invase dal cemento, dalle insegne luminose dei negozi alle donne in attesa alla fermata del bus, dagli uomini intenti a leggere sui mezzi pubblici ad una coppia che si abbraccia mentre passeggia sui marciapiedi di New York.
La Maier usa la sua Rolleiflex come estensione dei suoi occhi, ciò che lei vede è catturato anche dall’obbiettivo della macchina fotografica in maniera del tutto automatica e naturale. La sua capacità di cogliere con immediatezza i particolari e i dettagli eternandoli nel momento giusto attraverso lo scatto è sorprendente.
Ciò che contribuisce a creare curiosità e interesse per l’opera di questa fotografa – oltre alla bellezza oggettiva delle inquadrature – è il fatto che le sue fotografie non siano mai state pubblicate o esposte durante la sua vita. La Maier sembrava fotografare dunque per sé stessa, per un’esigenza interiore, per una propria personale vocazione, senza avere la necessità di mostrarle ad un pubblico.
Questo bisogno è assimilabile alla volontà di provare la propria esistenza, elemento che emerge soprattutto nella serie degli autoscatti presenti all’interno dell’esposizione. La componente ironica accompagna l’attenzione alla costruzione del risultato finale: giochi di ombre talvolta impediscono la visione della figura di Vivian, altre volte una serie di riflessioni portano alla moltiplicazione del suo volto.
Facendo un paragone con la contemporaneità si può tranquillamente affermare che la Maier sia una antesignana del cosiddetto selfie, censurando però le sue fotografie agli occhi del mondo.
Cartesio docet: «Scatto ergo sum».
Angela Faravelli
mostra visitata il 10 dicembre 2015
Dal 20 novembre 2015 al 31 gennaio 2016
Vivian Maier – Una fotografa ritrovata
Fondazione FORMA per la Fotografia, Milano
Via Meravigli 5, Milano
Orari: tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00, Giovedì dalle 12.00 alle 23.00
Info: Tel. +39 02 58118067, www.formafoto.it
Ho trovato molto il interessante il tuo articolo. Ecco qui un altro punto di vista: https://aequamens.wordpress.com/2016/01/28/alcune-impressioni-sulla-mostra-di-vivian-maier/