-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 31.III.2006 Marco Grassi – Small Milano, Galleria Magrorocca
milano
Lolita, la ninfa-bambina. Nabokov l’ha immaginata. Kubrick l’ha immortalata, con gli occhiali a cuore e il lecca-lecca. Grassi l’ha dipinta. E ancora una volta la espone. Per far immaginare l’inimmaginabile…
“Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia…”, scriveva Vladimir Nabokov nell’incipit del suo romanzo più famoso. Ma chi era Lolita? Una quattordicenne con la malizia di un’adulta, una bambina acerba con la sensualità della maturità, un sogno proibito per Nabokov e una nuova icona pop-cinematografica per Kubrick. Tutto questo e molto altro ritorna nell’immaginario di Marco Grassi (Milano, 1966), da sempre attratto dalla sfera vagamente freudiana dell’erotismo ai suoi albori. Un erotismo giocattolo, il suo. Caramellato dall’uso del rosa-confetto, eppure altrettanto sfacciato, provocatorio, esplicito nel suo darsi allo spettatore. Nel piccolo spazio di Magrorocca, l’artista milanese propone una serie di lavori di piccolo formato (small, come i ritagli dell’inquadratura, come l’età delle protagoniste) realizzati su compensato, mantenendosi fedele alla sua impostazione precedente: scandagliare gli attimi rubati di una ragazzina che cresce e si scopre. Maliziosa, lasciva, accattivante. Difficilmente però l’immagine viene colta a figura intera. Si tratta sempre di dettagli, di strappi di immagine che invitano a ricreare il resto senza remore, di puntini di sospensione che alludono senza reticenza alcuna allo scandalo della scena. Molto spesso ad essere inquadrate sono le caviglie, da cui si sfilano mutandine maliziose. Mai i piedi non sono scalzi: sarebbero troppo innocenti. Piuttosto, indossano scarpe da donna, adulte e sensuali, eleganti e costose. Altre volte ad essere inquadrato è il viso: un viso da bambina in dubbio tra l’infanzia e l’adolescenza, tra una falsa ingenuità e un’aperta provocazione. Se non è il petto ad essere completamente scoperto, è una spallina che scivola, una maglietta che si solleva, un fianco che scopre un tatuaggio, a mettersi in primo piano. I tatuaggi: altra caratteristica delle ninfette di Grassi. Sulle caviglie, sulle spalle, sulla schiena, sul ventre. Sono sempre a caratteri gotici, e molto spesso portano la scritta “Love”. Un amore che dovrebbe sublimare l’atto erotico, cui continuamente si allude. E in effetti, chissà perché, ci riesce. Il colore che sgocciola sui quadri di Grassi sembra quasi, alla fine, lavare via parte dell’affronto, rendere meno violento l’impatto. Permettendo all’immagine di fermarsi un attimo prima della volgarità.
barbara meneghel
mostra visitata il 10 febbraio 2006
Marco Grassi – Small
Galleria Magrorocca, Largo Fra’ Paolo Bellintani, 2 – 20124 Milano (zona P.ta Venezia) – Orario: da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19.30 – Chiuso lunedì e festivi – Ingresso libero – Info: tel./fax 02 29534903 – info@magrorocca.com
www.magrorocca.com
[exibart]
Mi spiace molto ma… all’accademia di brera si può trovare di molto meglio!!
Pittura scadente, scaduta per una retorica annoiante.
Non annoiateci più.
Blah! non è vero! è troppo figa questa pittura! sei tu che scadi!