Nel 1897 Stéphane Mallarmé pubblica un
Un Coup de dés jamais n’abolira le hasard, in cui realizza, a partire dalla
grafica, una sorta di partitura musicale rendendo il libro non più solo un
qualunque supporto ma un oggetto agente sul senso complessivo dell’opera medesima.
Mallarmé dispone le parole sulla pagina spargendole e dislocandole quasi
fossero suddivisioni prismatiche dell’idea.
Partendo dal celebre poemetto,
Raffaella Della Olga (Bergamo, 1967; vive a Parigi)
costruisce un’installazione in cui porta a compimento il pensiero espresso
sull’opera da Paul Valery: “
Il a essayé, pensai-je, d’élever enfin une page
à la puissance du ciel étoilé!” (
Lettre au Directeur des Marges, 1920).
“
Ogni realtà si dissolve, si fonde con l’aldilà” cita il poemetto ed è quanto si
respira entrando nel nuovo project room della N.O. Gallery, dove la pagina
protagonista assoluta si illumina e, come distillate dal sudore delle stelle,
le parole si mostrano permeando di brillii la location. Così, i versi
fluttuanti di
Un coup de dés si rivelano “
in costellazioni che”, scrive nel testo critico Raimundas
Malašauskas, “
rendono ancora più magica l’interazione tra forma e contenuto
di questo poema senza tempo”.
Persa ogni traccia di veste sintattica, le parole
divengono echi onirici. Come il bianco della pagina intorno alla parola che
diventa silenzio nella progettazione del testo mallarmeano, così il buio della
stanza di Della Olga avvolge le folgori verbali in una gradevole quiete
ossigenante.
Constellation diventa perciò una partitura musicale fatta di immagini,
pause, accenti acuti, ritmiche invisibili.
La visione di
Constellation si scinde in più momenti:
in
primis l’incontro
con teatralità del leggio collocato al centro della stanza (“
un cubo bianco”, precisa la gallerista Ilaria
Barbieri Marchi). Qui, dunque, il protagonismo assoluto della poetica, e
successivamente – spente le luci artificiali – lo spazio che si riempie della
sonorità luminosa di parole che si animano prendendo corpo nell’impalpabilità
dell’arte.
Minuzioso, appassionato, attento, ricercato, scrupoloso,
il lavoro dell’artista che ha dipinto ogni singola lettera del testo
mallarmeano prima di bianco e poi di un tono fosforescente che accende i versi.
“
La luce può scrivere?”, si chiede Malašauskas. Non ci sono spiegazioni o risposte
definitive. Tutto si assesta sul filo dell’insoluto come il fascino del mistero
del “colpo di dadi” che da più di cento anni resta insondabile. “
Come
possiamo entrare in quel testo?”, si domanda ancora Malašauskas. “
Come possiamo
camminarci dentro?”.
Della Olga, dopo oltre un secolo, ne offre un viaggio
notturno tra nebulose come lettere impresse sul fondo del cielo, distanti e
inavvertibili ma lì davanti a noi, immense. E piace pensare che Mallarmé se ne
sarebbe compiaciuto.