Bandiere potrebbe essere il titolo dell’ultima personale di Mimmo Paladino alla Galleria Christian Stein di corso Monforte. Più che di una mostra si dovrebbe parlare di una grande installazione: così, infatti, si presentano i lavori esposti, tutti del 2003 e tutti legati da un unico filo conduttore, quello, appunto, delle bandiere, tra le più felici invenzioni dell’artista campano, comparse recentemente in alcuni interventi a Napoli e a Bari: quadri rettangolari in legno o in alluminio percorsi come da un’ondulazione, un movimento della superficie che crea profondità, venendo meno – apparentemente – a quella divine platitude che Paul Valéry considerava il punto di forza della pittura.
Sulla parete più grande della bella sala (che si affaccia su un incantevole giardino) è allestita una grande opera composta (proprio alla maniera di una composizione musicale) dall’alternarsi di “bandiere” lucide e colorate – per lo più monocrome – con altre grigie e opache
Proprio a un diverso rapporto col passato – e coi luoghi del proprio passato – si potrebbe ascrivere la principale causa del silenzioso, quasi inavvertito allontanamento di Mimmo Paladino dalla ormai storica Transavanguardia, la corrente tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva all’inizio degli anni Ottanta, e della quale – assieme a Chia, Clemente, Cucchi e De Maria – Paladino è considerato uno dei massimi esponenti. Dal suo
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