La Fondazione Zappettini apre al pubblico la nuova sede di Milano con l’esposizione del gruppo di artisti francesi Support/Surface, anteprima della retrospettiva inaugurata il 28 maggio scorso nella casa madre della fondazione a Chiavari. Una mostra che sembra contrapporsi al trend dominante dell’arte di oggi per riscoprire invece il lavoro di artisti del passato, personalità che hanno lavorato tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta in nome dell’arte per l’arte. Il gruppo, formato da Noel Dolla, Claude Viallat, Daniel Dezeuse e Patrick Saytour e nato nel sud della Francia, tuttavia non si è mai posto come movimento. Sono proprio i supporti e le superfici ad accordare i differenti lavori. Nessun telaio li sostiene. Tutte le tele e le tavole sono libere, come assolte in un processo di destrutturazione dell’opera, una sorta di rivolta alla disciplina del telaio. I lavori parlano di un’altra epoca, in cui forte appariva l’ideale, in cui poderoso era l’impiego del materiale quotidiano, un recupero dell’oggetto funzionale alla teoria dello strutturalismo. Arte pura, pittura come linguaggio, pittura ’70: queste sono solo alcune definizioni coniate per definire queste ricerche, un movimento che non sfondò sul mercato ma che in questa occasione svela tutto il suo valore. Forti e d’impatto le grandi tele di Claude Viallat (Nimes, 1936): il suo lavoro è contrassegnato da partiture cromatiche ricorrenti in simmetrie morbide, ottenute piegando la tela con precisione. Vari i materiali e i metodi impiegati, uno tra tutti quello della “ripetizione differente”, replica ad oltranza di un unico soggetto, tecnica utilizzata ad esempio da Noel Dolla (Nizza, 1945) ne l’opera su carta Senza titolo (1969), fatta di pois di colore stampati e ripetuti.
Dello stesso autore è Peinture (1967), una tela di grandi dimensioni che, per il modo in cui i colori sono mescolati e incorporati nel tessuto, ricorda un tessuto batik. In mostra anche un lavoro della serie che lo ha reso famoso in Europa: Croce, del 1974. La materia è aggredita da Patrick Saytour (Nizza, 1935) in Senza titolo (1967): una tovaglia di plastica a fiori si direbbe “bruciacchiata ad arte” lascia intravedere tra i suoi squarci una seconda superficie. E ancora, dal soffitto approda una scaletta, realizzata in tarlatana: si tratta di Echelle de tarlatane, lavoro del 1973 di Daniel Dezeuse (Alès, 1942). Sono sempre sono le superfici, gli oggetti, i materiali a fare da protagonisti.
francesca tollardo
mostra visitata il 28 giugno 2005
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