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24
luglio 2008
fino al 31.VII.2008 Michael Fliri Milano, Raffaella Cortese
milano
Il gioco, il fallimento, azioni semplici dagli esiti complessi. Per mettersi alla prova, sapendo di non farcela. Un trittico video in cui silenziosamente e senza cerimonie si racconta un’intera generazione e la sua caduta...
Una mostra di video o, meglio, una mostra di azioni. Sì, perché anche questa volta Michael Fliri (Silandro, Bolzano, 1978; vive a Vienna), in occasione della sua prima personale nella galleria milanese, condensa il suo lavoro in azioni. Performance potremmo anche dire, ma a ben guardare ci si accorge che, laddove la performance comporta uno svolgimento nel tempo e nello spazio, la forza di queste azioni sta proprio nell’essere contenuta nel video e ritmata dal montaggio cinematografico, perfetto.
Ma facciamo un passo indietro: entrando in galleria ci accorgiamo subito di come l’artista sia intervenuto architettonicamente sullo spazio. Un piccolo spalto da stadio in legno è stato giustapposto ai tre pannelli da proiezione dove, uno dopo l’altro, si susseguono i tre nuovi lavori video.
Nel primo l’artista, nei panni di uno strambo giocatore di football americano, attraversa il campo da gioco correndo, fino a urtare contro una finta parete di finti mattoni in plastilina, deformandone la superficie, modificandola.
Nel secondo video, Fliri è immerso in una radura boschiva, con una variopinta e posticcia cresta da punk, e tramite un improbabile aggeggio si issa sui rami di un albero fino a rimanere sospeso dal terreno in uno stato di relativa pace.
L’ultimo video mostra l’artista mentre cammina in un paesaggio deserto, vestito con abiti ricoperti di lattine di birra. Alcune di queste improvvisamente si aprono e schizzano il loro contenuto, come se fossero state raggiunte da un proiettile. Sotto questi “colpi”, il personaggio arranca e cade.
Un urto, un’ascesa e una caduta. Sono azioni semplici nel loro svolgersi, benché complesse nell’affastellamento dei significati e dei riferimenti che evocano. Inutile citarli, quello che importa sono gli elementi e le immagini che tratteniamo: l’artista usa oggetti e materiali banali, reinventandoli, conferendo loro una buffa e improbabile nuova esistenza. Niente è casuale, tutto è in funzione della “prova” che il protagonista deve superare, sapendo fin dall’inizio che fallirà, ma che in fondo la cosa importate è averci provato. Suggerendo con amarezza ma senza drammaticità che un’intera generazione di “ribelli senza una causa” potrebbe essere già fuori tempo massimo per morire giovane.
Michael Fliri è estremamente cosciente della grammatica cinematografica: i suoi video, della durata di pochi minuti, sono come delle gag keatoniane inzuppate di riferimenti molteplici alla società contemporanea, che nei comici loop sembra come deflagrare, lasciando posto alla malinconia di sogni e aspettative disattese.
Ma facciamo un passo indietro: entrando in galleria ci accorgiamo subito di come l’artista sia intervenuto architettonicamente sullo spazio. Un piccolo spalto da stadio in legno è stato giustapposto ai tre pannelli da proiezione dove, uno dopo l’altro, si susseguono i tre nuovi lavori video.
Nel primo l’artista, nei panni di uno strambo giocatore di football americano, attraversa il campo da gioco correndo, fino a urtare contro una finta parete di finti mattoni in plastilina, deformandone la superficie, modificandola.
Nel secondo video, Fliri è immerso in una radura boschiva, con una variopinta e posticcia cresta da punk, e tramite un improbabile aggeggio si issa sui rami di un albero fino a rimanere sospeso dal terreno in uno stato di relativa pace.
L’ultimo video mostra l’artista mentre cammina in un paesaggio deserto, vestito con abiti ricoperti di lattine di birra. Alcune di queste improvvisamente si aprono e schizzano il loro contenuto, come se fossero state raggiunte da un proiettile. Sotto questi “colpi”, il personaggio arranca e cade.
Un urto, un’ascesa e una caduta. Sono azioni semplici nel loro svolgersi, benché complesse nell’affastellamento dei significati e dei riferimenti che evocano. Inutile citarli, quello che importa sono gli elementi e le immagini che tratteniamo: l’artista usa oggetti e materiali banali, reinventandoli, conferendo loro una buffa e improbabile nuova esistenza. Niente è casuale, tutto è in funzione della “prova” che il protagonista deve superare, sapendo fin dall’inizio che fallirà, ma che in fondo la cosa importate è averci provato. Suggerendo con amarezza ma senza drammaticità che un’intera generazione di “ribelli senza una causa” potrebbe essere già fuori tempo massimo per morire giovane.
Michael Fliri è estremamente cosciente della grammatica cinematografica: i suoi video, della durata di pochi minuti, sono come delle gag keatoniane inzuppate di riferimenti molteplici alla società contemporanea, che nei comici loop sembra come deflagrare, lasciando posto alla malinconia di sogni e aspettative disattese.
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Galleria Raffaella Cortese
Via Stradella, 7 (zona piazza Lima) – 20129 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 022043555; fax +39 0229533590; rcortgal@tiscali.it; www.galleriaraffaellacortese.com
[exibart]
ragazzi…il tema del fallimento “giocoso”,nella giovane arte italiana e non solo, è roba da anni 90…la bravura di fliri sta nelle raccomandazioni della galleria civica di trento.Pultroppo.
concordo in pieno con marta.
ma purtroppo oggi tutto funziona così.
ancora complimenti a Michael per il lavoro svolto