Endgame, la quinta mostra di
Liliana Moro (Milano, 1961) alla Galleria Emi Fontana – che le dedicò la prima personale nel ‘93 – pone al centro delle quattro opere esposte il tema del corpo, collegato alla relazione tra il dentro e il fuori. “
Quasi tutto il mio lavoro tende a mettere in evidenza il rapporto fra l’interno e l’esterno”, afferma l’artista.
Per due delle opere presentate, realizzate tutte nel 2009, Liliana Moro ha utilizzato il vetro, come già aveva fatto in diversi lavori precedenti. Con
Spada nella roccia (1998) aveva sottolineato l’azione attraverso le caratteristiche fisiche del materiale: “
Il vetro è già di per sé un materiale doppio: è forte e insieme fragile, se si rompe può essere pericoloso, tagliente, può far male”.
In
Endgame, il vetro funge da contenitore; un contenitore che, grazie alla trasparenza, pone in stretta relazione l’interno con l’esterno. Così,
Flo, Vi, Ru è composto da tre sculture in vetro soffiato color arancio che, pur nelle dimensioni ingigantite, alludono nella forma a perette per clisteri.
Untitled (Glass) è invece composta da decine di vasetti in vetro per alimenti posti sul pavimento della galleria, nella stessa sala dove, nel 2001, l’artista aveva installato un lettino in cristallo su un tappeto di cocci di vetro (
“…..”).
Come in
Flo, Vi, Ru, anche in
Untitled (Glass) si tratta di vasetti vuoti che hanno contenuto sostanze assimilate dall’uomo. Il silenzio dell’immagine dei contenitori di varie forme e dimensioni è accompagnato da
Untitled, un suono continuo riprodotto da un nastro, un sottofondo generato da auto e moto in corsa nello spazio urbano, che entra sottovoce nello spazio della galleria.
Sono invece fotografie tratte da quotidiani i moduli che costituiscono
All that fall. Liliana Moro ha accostato quaranta immagini, relative al 2008, che l’hanno particolarmente colpita. L’artista, quindi, in questo caso pone se stessa e le persone ritratte quali “contenitori” di emozioni. Tra scene di cronaca, scorci di luoghi in cui si è appena consumato un crimine, condannati impiccati e soldati che indossano mascherine bianche, sono diverse le immagini di uomini che incarnano (o hanno incarnato) varie forme di potere, da quello politico (Berlusconi e Veltroni) a quello religioso (Papa Ratzinger), fino a quello sportivo (Ronaldo).
Ma, tranne in alcuni casi (tra cui quello di Berlusconi), è un potere messo in scena nella sua vulnerabilità: Papa Ratzinger è colto mentre, durante un discorso, la veste gli copre improvvisamente il volto; Ronaldo è al suolo con una smorfia che lascia intuire il dolore fisico provato. E Veltroni, a testa bassa, lascia la scena.
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Che tristezza cose scopiazzate da artisti di precedenti biennali. Quella dei bicchieri é vecchia. E poi installi le opere malissimo!