Nato nel 1929 a Fabriano, nelle Marche, e trasferitosi in gioventù a Roma, Giuseppe Uncini ha sempre concentrato la sua ricerca formale sulle possibilità espressive offerte dai materiali costruttivi, primo fra tutti il cemento armato. Dagli esordi della fine degli anni ’50, quando raggiunse la fama con la “nuova scuola romana ” (insieme a Festa, Lo Savio, Angeli e Schifano) ai lavori della maturità, Uncini ha realizzato mastodontici oggetti parietali troppo materici per essere definiti “quadri” e crude sculture frutto di un processo di astrazione e concretizzazione che parte dalla pesante materia prescelta. Perseverando nella sua opzione sui materiali, Uncini scioglie la contrapposizione tra l’indagine sullo “spazio” e quella sulla “materia ”, arrivando a rendere le due categorie inscindibili: di ciò fanno fede i titoli stessi, Spaziocemento, Strutturespazio, Spazidiferro, neologismi autografi che ci suggeriscono come ogni opera non è veicolo di alcun significato diverso da se stessa, ma è, con le parole dell’artista, un “oggetto autosignificante ”.
Realizzata in collaborazione dalle due prestigiose gallerie milanesi Christian Stein e Giò Marconi, uniche a rappresentare l’opera di Giuseppe Uncini in Italia insieme alla Galleria Fumagalli di Bergamo, questa mostra dal taglio retrospettivo offre un discreto numero di lavori rappresentando bene lo sviluppo e le tappe dell’incessante meditazione forma-materia dell’autore. L’elegante sala della Christian Stein presenta un repertorio che abbraccia poco più di un decennio, dal ’58 al ’71: “cementarmati ”, superfici e supporti al tempo stesso, in cui il processo costruttivo risulta evidente ed entra di diritto nel senso dell’opera, sublimando il lavoro manuale di realizzazione e rendendolo Azione; “cementi” completati da legno, ferro, lamiere, mattoni, e più tarde costruzioni parietali dalla bidimensionalità equivoca, che segnano il passaggio tra due diversi momenti di creazione artistica, e,
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Molto bene. Uncini è un artista di gran pregio.Peccato che manchino le stupende prime malte colorate su faesite o masonite, opere prodotte tra il 1956 ed 1957, che a mio avviso rappresentano assieme ai primi cementi, il vero punto di forza dell'artista.
Unica possibile scusante potrebbe essere stata la difficoltà , per la limitata produzione, di reperirle sul mercato.