“
Nulla
si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”: sembrerebbe il postulato fondamentale di Antoine
Lavoisier la base della vicenda della milanese Galleria Pianissimo. Chiusa e
riaperta, in trasferimento ma immobile, con un addio e una rinascita affidati
allo stesso artista,
Ingo Gerken (Lippetal,
1971; vive a Berlino) per la precisione.
Aveva
celebrato nel 2008 l’abbandono della vecchia sede della galleria con un
fil
rouge ad accompagnare lo spettatore
verso l’ignoto; ora, a un anno di distanza, è sempre una linea rossa ad accogliere
il visitatore: scarlatte livelle toriche a bolla, infatti, misurano
l’inclinazione della rampa d’accesso allo spazio espositivo, il “livello
critico” che gioca sulla doppia accezione di ‘
level’, che in inglese è anche il nome dello strumento
utilizzato per l’opera. Una rimaterializzazione dell’arrivederci, che entra
nella galleria, che segna un percorso, che guida lo spostamento, fino
all’ingresso nel mondo concettuale dell’artista tedesco.
Lavori
definiti come
art-specific projects ma nati come sculture,
che esulano dall’immediatezza retinica, che s’interrogano
sulla materia e i materiali artistici, oltre che sulla realtà delle cose e
sulla società contemporanea, in un ribaltamento che parte addirittura dal titolo
della mostra,
Nekreg Ogni.
Una
parola di estrema attualità come ‘
crack’ perde ogni riferimento alla finanza o agli stupefacenti, per
diventare un titolo onomatopeico; il silenzio, che la saggezza popolare vuole
d’oro, è invece di carta igienica per il teutonico, come a voler esprimere il
proprio disappunto per i comportamenti omertosi e passivi. E su
Center, un rotolo di carta moschicida che pende dal
soffitto, costellato d’insetti morti – a finalizzare la propria funzione
primaria – chi dice che non ci sia un rimando politico?
Gioca
con l’informazione e la letteratura artistica, Ingo Gerken, intervenendo su
pagine estratte da riviste e monografie. Così, la riproduzione dell’effigie
dell’illuminato imperatore Adriano si tramuta, per mano dell’artista, in un
occhialuto uomo invisibile; la contraddizione si palesa fra l’immagine stampata
di una pagina morbidamente arrotolata e la netta piegatura angolare che plasma
il foglio su cui campeggia la riproduzione, e nello stesso modo le onde
optical impresse sul
recto della carta sono interrotte da dritti tagli
verticali, che creano un cortocircuito ottico e semantico.
Undici
opere per altrettanti trabocchetti mentali e concettuali. E la riapertura di
Pianissimo è veramente forte.