L’artista
americano, alla sua prima personale italiana, non smentisce questi legami ed espone
una serie di sculture ed opere su carta essenzialmente figurative, anche se non
strettamente mimetiche, pervase da atmosfere di carattere ancestrale e
primordiale, caratterizzate dall’impiego di una grande varietà di materiali
differenti: bronzo, cera, legno e plastica.
Nella
maggior parte dei casi, la materia viene assemblata per strati successivi; le
opere vengono create con un procedimento di assemblaggio, in cui alcune delle
varie parti che compongono la statua nella sua completezza risultano visibili e
non perdono pienamente la loro autonomia, pur trovandosi all’interno di una struttura
organica.
La
ricerca di una sacralità della scultura è ottenuta anche dal ricorso al
piedistallo, a sottolineare la distanza tra opera e spettatore e da un ergersi
ieratico delle opere come se fossero veri e propri totem.
I
lavori su carta, non privi di fascino, si avvicinano ai graffiti, anzi traggono
dalle incisioni rupestri la loro primaria fonte d’ispirazione; il soggetto di
queste opere è costituito da una serie di corpi pervasi da un tratto nervoso e
inciso, oscillanti, come percorsi da una tensione elettrica.
Fresco
di partecipazione alla Biennale del Whitney Museum curata da Francesco Bonami, Roland
Flexner (Nizza, 1944; vive a New
York) propone una sperimentazione sul tema della vanitas.
L’artista,
dopo aver soffiato del fumo in prossimità della scultura di un teschio, lo
lascia libero di espandersi e scatta una fotografia, per poi duplicare e porre
in posizione speculare l’immagine del teschio stesso, dando vita a un’opera
unitaria. Si tratta di un lavoro che non elabora certo nuove riflessioni sulla vanitas, e anche dal punto di vista visivo risulta un po’
superficiale e non pienamente riuscito.
Bellissime
invece le serie di disegni, frutto di un attento e rigoroso studio delle
tecniche della pittura sumi,
con relativo apprendistato in Giappone. In questa personale si assiste per la
prima volta all’impiego da parte dell’artista della grafite liquida al posto
dell’inchiostro. Il risultato è una serie di immagini che esercita una grande
forza di suggestione e rinvia a paesaggi fantastici e onirici che rapiscono lo
sguardo e lo inducono a perdersi in essi.
Il
fascino dei disegni permette all’occhio di condurre un’esplorazione incessante,
senza mai stancarsi. A fare da padrone è il potere dell’immaginazione, che
Flexner porta ad alte vette di intensità.
Flexner alla Biennale di Berlino del 2006
matteo
meneghini
mostra
visitata il 17 settembre 2010
dal
17 settembre al 31 ottobre 2010
Roland
Flexner / Matthew Monaham
Galleria
Massimo De Carlo
Via Ventura, 5 (zona Ventura) – 20134
Milano
Orario: da martedì a sabato ore
11.30-14 e 14.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0270003987; fax +39
027492135; info@massimodecarlo.it; www.massimodecarlo.it
[exibart]
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