Eugenia Vanni usa la pittura per rivelare un processo scultoreo, l’affresco per raccontare la scansione del tempo necessario alla sua elaborazione, impiega le tecniche artistiche per mettere a nudo il loro aspetto più pratico e intrinseco, sviscerando e attualizzando le regole, i processi e i passaggi che ne caratterizzano le fasi di lavorazione. Il suo percorso si costruisce con la proposta di ritratti atipici, i cui soggetti non sono quelli canonici della storia dell’arte, bensì i momenti di pràxis e di téchne – l’azione nella produzione dell’opera e la sua tecnica – che restano solitamente occulte e nascoste, riservate all’intimità del solo artista.
Ne è un esempio Ritratto di modello in cera rossa per fusione a cera persa (2014), un’opera a olio su tela che rappresenta il modello in cera, quello intermedio e invisibile al pubblico, necessario per la fusione a cera persa, ossia la tecnica scultorea del bronzo e di alcuni metalli. Attraverso la pittura, l’artista riesce a immortalare una fase transitoria di lavoro per riproporre un’immagine altrimenti fuggevole ed effimera.
La disciplina pittorica si ritrova più volte proposta nei diversi lavori esposti tra i due piani della galleria vicina alla stazione di Cadorna. In Senza titolo: guanti in finta pelle (2014), Vanni interroga la pittura e la sua (in-) capacità di finzione, rappresentando dei guanti neri che si scontrano con la bidimensione della tela; nel dittico Ritratto di pane d’argilla e Ritratto di piano d’argilla per bassorilievo (2014) l’artista rappresenta, di nuovo attraverso l’ausilio della pittura, due passaggi per l’elaborazione di un piano in argilla. Materiale della scultura per eccellenza, l’argilla viene immortalata quando ancora non ha assunto una forma estetica, viene resa nella sua natura grezza e cruda per mettere in luce il percorso manuale e preparatorio che ne consente la trasformazione. Esposti sulla stessa parete, queste due opere sono completate da Phango (2014), un lavoro realizzato attraverso l’impiego della tempera all’uovo all’interno di una bomboletta spray, usata da un graffitista chiamato appositamente per firmare il muro della galleria. L’incontro della tempera all’uovo, il suo carattere nobile e raffinato, con uno strumento contemporaneo utilizzato per i graffiti di strada, matrice dell’atto vandalico, testimonia la capacità di reinterpretare i modi operandi della storia dell’arte, di stravolgerli, di straziarli per immaginare usi inediti e nuove pratiche artistiche. In Ritratto di giovane ragazzo: preparazione verde per incarnato (2014), l’artista dipinge direttamente una giacca di pelle con il verdaccio, il colore della tavolozza utilizzato per l’incarnato delle figure, per mostrare ed esplicitare ciò che non si vede e che si nasconde solitamente “sotto la pelle della pittura”. L’opera è rafforzata dall’associazione della giacca con un rettile, un geco, e con la sua naturale necessità di trasformarsi, perdere e cambiare la pelle.
Ad accogliere e a chiudere la mostra c’e Cinque giornate (2014), un affresco bianco che assume la forma di un parallelepipedo, una scultura o forse un elemento architettonico, in cui ogni faccia rappresenta un giorno di lavoro necessario per sviluppare questa tecnica: una scansione del tempo, del lavoro, della dedizione e della pratica.
Con la mostra “Barbecue” Eugenia Vanni evidenzia e attualizza il palinsesto delle tecniche d’arte per mostrarci i processi reconditi che ne sono divenuti tradizione. Ma ci interroga anche sulla nostra capacità di lettura, ci chiede di guardare oltre il mero manufatto, la figura e l’immagine, e di approfondire l’esperienza di osservazione e conoscenza. Ci chiede una sfida, la stessa che l’artista propone a sé stessa nella continua ricerca di un limite da superare.
Francesca Ceccherini
Dal 24 settembre al 31 ottobre 2014
Galleria Riccardo Crespi
Via Giacomo Mellerio 1, Milano
Orari. da lunedì a sabato dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30