Giorgio Marconi, nel 1968, a pochi mesi dalla scomparsa di Lucio Fontana, acquista a “scatola chiusa”da Teresita, la vedova del padre dello Spazialismo, cartelle di disegni inediti. Tra queste carte il gallerista e collezionista più influente e appassionato d’arte dagli anni’60 ad oggi, ha scovato un progetto per l’allestimento di un maestoso trittico dal titolo Concetto Spaziale. Trinità (1966) presentato in omaggio a Fontana alla Fondazione Marconi in occasione dell’apertura dei nuovi ambienti espositivi, con vetrine gettanti su via Tadino a Milano.
La mostra ideata in collaborazione con la Fondazione Fontana, capitanata da Nini Laurini nell’ambito dell’Expo Milano 2015, apre riflessioni intorno al vuoto, con “buchi” e “tagli” di un maestro protagonista dell’Informale internazionale, che ha influenzato le successive generazioni d’avanguardia e di indagine di ambiguità percettiva.
Fontana è lo scultore delle potenzialità espressive dello spazio, di tensioni verso l’infinito che supera i limiti del tempo, messo magistralmente in scena con il trittico per la prima volta esposto in Europa, composto da pannelli grandi più di due metri ciascuno, sulla parete di 17 metri della galleria, che letteralmente sfonda il confine del campo pittorico. L’opera “fende” la parete, aprendo una soglia sull’assoluto.
Anche le altre ventisette opere esposte (dal 1951-1968), di proprietà del gallerista “disegnano” spazialismi altrimenti impercettibili. Il trittico trasuda di un’energia ipnotica, affascina per un bianco lattiginoso e una sinuosa bordatura di “onde”, o lunette, di materiale plastico di colore azzurro-cielo, adatto per un allestimento ambientale coinvolgente capace di teatralizzare lo spazio, che sarebbe piaciuto a Lucio Fontana (1899-1968). L’opera sembra un testamento poetico dello scultore, una evoluzione del primo Ambiente spaziale a luce nera (1949), con luce ultravioletta presentata nella Galleria del Naviglio a Milano, andato distrutto. L’ambiente rappresenta il superamento della bidimensionalità e della barriera tra pittura e scultura, spazio e opera e le sue soluzioni formali, materiali, come la forza creativa del gesto concretizzano riflessioni laiche su temi filosofici, sul mistero della vita e sull’incommensurabilità dell’universo.
Le sue opere trasudano di spiritualità e trascinano lo spettatore in una dimensione metafisica, come in assenza di gravità. Sembra trascrivere ritmi musicali cosmici l’elegante serie di Carte assorbenti, del 1953, disposte in sequenza, mappate da puntinature e impercettibili strappi eseguiti col punteruolo. Fluttuano nello spazio il Concetto spaziale del 1953, una tela a trama grossa rivestita di vetro colorato, dall’effetto dinamico e caleidoscopico, un gesso del 1957, due sculture in metallo laccato nero del 1967 e i grandi “teatrini” in bianco e nero.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 23 aprile
Dal 24 aprile al 31 ottobre 2015
Omaggio a Fontana
Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea
Via Tadino 15 – 20124 Milano
Orario: martedì – sabato 10-13, 15-19
Info: www.fondazionemarconi.org info@fondazionemarconi.org