I Musei, luoghi fondativi della memoria, sembrano ascoltare le trasformazioni in atto. Culture, etnie, tradizioni sono sostantivi all’ordine del giorno. Parole sempre più declinate al plurale nei laboratori didattici del Beaubourg di Parigi, nel nascente Museo delle Culture di Milano e oggi nell’esposizione di arte africana, proposta in alcune sale del Museo del Collezionista.
Anche questa mostra, come le precedenti organizzate dallo spazio espositivo, pone attenzione tanto all’oggetto quanto all’osservatore, a cui viene spiegata la storia artistica africana, attraverso ventinove percorsi tematici allestiti con dovizia di informazioni e metodi interattivi.
In questa rassegna 300 oggetti, provenienti dalla collezione della famiglia Kurau-Matthae, testimoniano la vitalità artistica e la vita quotidiana dell’Africa centrale, la cosiddetta “Africa nera”.
Le ventinove sezioni in cui è scandito il percorso sono centrate sulla donna e sulla sua funzione nella società: maternità, nozze con partner ordinati anche dall’aldilà, fertilità, sessualità.
Grande importanza rivestono poi le maschere dalle simbologie e iconografie complesse, e qui documentate in modo esaustivo. Interessanti sono anche i manufatti che raccontano della religione, degli spazi domestici, del denaro e del lavoro della popolazione dell’Africa.
Introduce l’esposizione una documentazione cartografica e storica. Mentre a conclusione del percorso espositivo vengono analizzati il rapporto tra arte/antiquariato e i temi del commercio e delle falsificazioni. Una mostra supplementare esamina l’importanza del contatto tra l’arte africana e l’arte moderna Occidentale, proponendo una sintetica carrellata sulle avanguardie artistiche che nel ‘900 che hanno reinterpretato queste forme assolutamente inedite per la cultura occidentale.
L’esposizione offre, inoltre, la possibilità di sperimentare, su campioni, le più moderne indagini diagnostiche per la verifica dell’autenticità dei materiali
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Gabriella Anedi
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