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Fino al 4.IV.2016 | Fulvia Mendini, Andy Rementer, The age of innocence | Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano

di - 4 Aprile 2016
La mostra “The Age of Innocence” di Fulvia Mendini e dell’americano Andy Rementer alla Galleria Antonio Colombo di Milano, a cura di Ivan Quaroni, è una bella mostra. Potrebbe essere sufficiente questa apparente banalità, considerando come le opere esposte sfidano proprio quel sottile confine tra banale e sublime, per cui sembrano bastare a se stesse come fiori di campo che restituiscono la luce del sole con lo splendore del colore, le precise orditure delle loro strutture, il profumo. Si potrebbe evitare di cercare necessariamente contenuti che appaiono vacui, temi dove non vi è alcun esplicito riferimento metaforico o simbolico, nessun tratto psicologico o sociologico. Ma proprio con l’atteggiamento contemplativo di chi non trova nulla da dire potrebbe essere invece interessante guardare questi quadri; osservando semplicemente ciò che i due artisti rappresentano, cercando di cogliere un loro punto di incontro.
Se Fulvia Mendini presenta i suoi volti semplificati di madonnine, figure mitologiche o ritratti, in pochi tratti e campiture piatte, arricchiti da varianti decorative; Andy Rementer ci mostra una quotidianità prevalentemente al femminile, filtrata da un tratto giocoso-illustrativo in cui le donne che prendono il tè,  si truccano, vanno in moto o riposano sul divano, sembrano pupazzi gonfiati, usciti da un fumetto o cartone animato.
Entrambi, oltre a una vivacità educata del colore, usano per le loro composizioni moduli che si ripetono: per Fulvia lo schema grafico dei volti, gli arabeschi, i giochi decorativi degli abiti e monili; per Andy le chiome cotonate, nasi, seni, occhi (realizzati solo col gesto di una linea curva) ma anche piante d’appartamento modulari, tazze e libri. Moduli che richiamano da una parte gli stereotipi dei programmi computerizzati di illustrazione, dall’altra gli attributi simbolici codificati dei canoni egizi e delle icone bizantine.

Proprio ricordando le opere della più antica sacralità, possiamo scoprire il tratto decisivo che accomuna i due artisti, in cui il carattere apparentemente troppo semplice delle loro immagini acquista senso in una sublimazione espressiva oggi rara, aprendo a un nuovo orizzonte che in altra sede ho chiamato “solare”. Proprio come nell’arte egizia e nell’icona bizantina i due artisti coltivano la sensibile calibrazione delle tensioni ritmiche dell’immagine, per cui ogni linea di contorno, ogni forma, ogni colore sono fino alle estreme conseguenze e senza residui accordate tra loro in perfetta armonia, in un rapporto tra particolare e tutto che genera lo splendore dell’immagine. Una bellezza propria della più raffinata pittura astratta, applicata alla figura che perde così ogni connotazione naturalistica, guadagnando invece di spessore ontologico, rafforzando la presenza semplice che torna ad assumere valore per se stessa, in un puro “essere al mondo”.
Felice sintesi di figurazione e astrazione a cui i due artisti arrivano da direzioni opposte. Se infatti Andy Rementer  comincia dalla figura stilizzata delle sue illustrazioni (con cui si è formato), per vestirle progressivamente e integrarle in una pienezza pittorica; al contrario Fulvia Mendini parte da una concezione astratta – di cui i suoi stessi fiori-mandala sono testimonianza –, arriva alla figura facendola emergere dal ritmo di una curva, dalla simmetria di segmenti con cui sono tracciate le narici, occhi, orecchie, dal parallelismo dei capelli.
È in tale perfezione ed essenzialità dei rapporti sensibili che queste opere si differenziano dalla pletora di illustrazioni neo pop comparse a partire dal figurativismo degli anni ottanta,  rispondendo così alla domanda che allora si faceva Julia Kristeva in un’intervista. La nota filosofa bulgara si chiedeva se fossero opere d’arte  quelle figure in cui irrompevano contenuti regressivi, adolescenziali, infantili, sentimentali; figure (allora ancora prive delle tensioni essenziali rilevate in questa mostra) nelle quali riconosceva comunque un modo tutto contemporaneo di esprimere il sacro.
Nicola Vitale
mostra visitata l’11 febbraio
Dall’11 febbraio al 4 aprile 2016
Fulvia Mendini – Andy Rementer, The Age of Innocence
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA,
Via Solferino, 44  20121 Milano
Orari: martedì / venerdì 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00,  sabato 15.00 – 19.00
Info:www.colomboarte.com

Nato a Milano nel 1956 è poeta, pittore e saggista. Dal 1987 espone i suoi dipinti in mostre personali e collettive in gallerie private e in spazi pubblici, in Italia e all’estero. Presente alla 54° edizione della Biennale di Venezia (Padiglione Italia). Raccolte di poesia: La città interna, Primo quaderno Italiano, Poesia contemporanea, Guerini e Associati 1991; Progresso nelle nostre voci, Lo Specchio, Mondadori 1998; La forma innocente, La Collana, Stampa 2001; Condominio delle sorprese, Lo Specchio, Mondadori 2008 (Premio Rhegium Julii, Premio Laurentum); Chilometri da casa, Lo Specchio, Mondadori 2017. È presente nell’antologia Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di M. Cucchi e S. Giovanardi, Mondadori 1996-2004. E’ tradotto in albanese e in spagnolo. Narrativa: Il dodicesimo mese, Moretti e Vitali 2016. Saggi: Figura Solare. Un rinnovamento radicale dell’arte, inizio di un’epoca dell’essere, Marietti 2011 (Pref. M. Mazzocut-mis); Arte come rimedio. L’armonizzazione delle facoltà umane nei processi espressivi, Moretti e Vitali 2013: La “solarità” nella pittura da Hopper alle nuove generazioni, Pref. E. Franzini, Mimesis 2016, (Secondo classificato Saggistica, Premio Scriviamo insieme 2016, Roma); Arte classica moderna e contemporanea. Un confronto attraverso le immagini, Mimesis 2017.

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