“Tuffarsi per il successo. Chi si butta a capofitto nel lavoro ne riemerge con il bottino. Impegnati e ce la farai”; oppure: “Una partenza ritardata ti fa restare indietro – ti rovina la classifica. Il successo non aspetta mai!”. Sono solo alcune delle esortazioni presenti nei 44 manifesti litografici del 1929 in esposizione negli spazi della Fondazione Mazzotta, insieme a circa 75 fotografie.
Le due sezioni sono strettamente intrecciate all’insegna di un tema comune: il mondo del lavoro, di cui i manifesti offrono una visione ottimistica ed esaltante, mentre le fotografie, legate al crollo della Borsa di New York e alla disoccupazione e alla depressione nelle campagne, presentano una realtà decisamente lontana dal sogno dell’
american way of life propinato dalla propaganda politica.
I manifesti sono parte integrante d’una più ampia serie sul tema del lavoro progettata dal ’23 al ’29 dall’agenzia pubblicitaria Charles Mather di Chicago e segnalano, talvolta con una certa dose d’ironia, le qualità del buon lavoratore americano:
un vademecum esemplare in riferimento a come lavorare, a cosa fare per diventare un perfetto manager e a quale comportamento assumere per migliorare e incentivare il lavoro.
Dinamicità, ottimizzazione del lavoro e culto della competizione divengono il leitmotiv di questi manifesti, che celebrano i ruggenti anni ’20 e le speranze di prosperità americana. La visione propagandistica e sublimata dei manifesti non può che interrompersi nel tragico ’29, che stronca tutte le illusioni. Saranno quindi i fotografi a documentare la situazione drammatica in città e nelle zone rurali.
La sezione dedicata alla fotografia, curata da
Uliano Lucas, si propone di offrire un panorama delle varie tendenze stilistiche e dei protagonisti di quegli anni, in particolare nel campo del foto-giornalismo e in relazione alle iniziative sociali promosse dal governo Roosevelt. Da un lato le fotografie di cronaca, che restituiscono atmosfere drammatiche, dall’altra quelle realizzate dai fotografi della League e della Farm Security Administration (
Walker Evans e
Dorothea Lange in primis), le cui immagini puntano alla documentazione sociale, che diviene manifesto estetico e stilistico.
La crescente sensibilità nei confronti del realismo, dominante in Europa e in America, giustifica l’importanza attribuita alla fotografia come specchio del reale, come documentazione diretta, pura, spogliata di artifici e, dunque, ben lontana da quel fraintendimento della fotografia in chiave pittorica e impressionistica del pittorialismo di fine Ottocento, ancora dominato da toni crepuscolari e suggestioni romantiche. Gli anni ’20 costituiscono il trionfo della cosiddetta
straight photography: fedele all’oggetto, precisa, nitida; un appello alla chiarezza.
D’un certo fascino sono anche le quindici immagini sul cinema americano degli anni ’30, provenienti Fondazione Cineteca Italiana di Milano: da
Tempi Moderni di
Chaplin ad
Accadde una Notte di
Capra, sino a
Furore di
Ford e ai capolavori di
Flaming,
Il mago di Oz e
Via col vento, che hanno fatto sognare intere generazioni.