Punta d’avanguardia della performance e della body art fin dai primi anni ’70, Marina Abramovic, prima con il compagno Ulay e poi seguendo un percorso autonomo, ha segnato in maniera profonda e innovativa l’arte degli ultimi trent’anni. Lia Rumma ne ha raccolto i momenti più significativi e li ha consacrati attraverso una serie di 16 video a ripetizione continua che testimoniano alcune tra le azioni più forti ed evocative dell’artista.
Da sempre la Abramovic fa del proprio corpo l’oggetto della sua arte, mettendo in gioco e indagando i confini estremi della resistenza fisica e psicologica. Non un’aggressione violenta verso il sé, come accadeva in molti body artist, da Gina Pane a
E ancora il tempo è il protagonista assoluto dell’ultimo lavoro dell’artista, presentato per la prima volta al pubblico proprio in occasione di questa mostra. Stromboli, video installazione realizzata nell’omonima isola durante l’ultima estate. Ancora un primo piano sul viso, il profilo statuario dell’artista che, sdraiata sul bagnasciuga, si lascia attraversare dalle onde, dal trascorrere dei minuti, delle ore, lasciando che granelli di sabbia, conchiglie, frammenti di mare si fermino sulla sua pelle per poi essere cancellati dall’ondata successiva in una sorta di moto perenne.
Sembra essere questo il tema su cui l’artista intende riflettere, non solo con l’ultimo lavoro presentato alla galleria milanese, ma anche con la performance che realizzerà in questi giorni presso la Sean Kelly Gallery di New York. Con The House with Ocean View – questo il titolo dell’azione – l’Abramovic si chiuderà per 14 giorni nelle stanze della galleria, senza cibo, senza libri, in uno spazio totalmente asettico ed essenziale. Sarà ancora una volta un modo di “offrire” il proprio corpo al pubblico, un sottile ma forte strumento di riflessione sul valore del tempo in una società che, sempre più, sembra averne dimenticato l’importanza.
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