“L’insostenibile leggerezza” è il titolo di una serie di mostre comprese nel variegato progetto espositivo ispirato al romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, a cura di Vera Agosti, promosso dalla Factory Art Zone di Alessandro Rizzo in collaborazione con il Clavicembalo Verde di Angelo Mantovani.
Apre l’evento, la mostra personale del pittore fiorentino Iacopo Raugei (1975), con oltre una ventina di dipinti di diverso formato dalle atmosfere dark, in cui emergono dall’oscurità, apparizioni, incubi o allucinazioni di figure surreali, in bilico tra sublimazione e dannazione esposte nelle sale affrescate del piano nobile della Villa.
Nelle sue opere l’uomo e i frammenti della quotidianità di ordinaria follia che evocano, rappresentano un’allegoria del dramma di vivere tra l’essere e il nulla. Certo il tema dell’identità nell’arte contemporanea non brilla per originalità, invece è stato più interessante indagare l’assurdità dell’esistenza con una performance musicale Pianomirroring: un’esplorazione sonora dei mondi interiori eseguita live dal compositore Alessandro Sironi (29 gennaio), in cui le protagoniste erano le modalità espressive di un dialogo emozionale tra l’autore e pubblico.
Il compositore, allievo della scuola di Jodorowski, di nero vestito, dalla voce carismatica, ha saputo creare una relazione tra suggestioni interiori e mondi esteriori, attraverso un intrigante uso espressionista ed empatico della musica con un pianoforte bianco posto al centro della sala.
Il pubblico ha interagito con il compositore, inscenando un gioco incrociato di sguardi tra i partecipanti. Sappiamo che gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma non è così facile sentirsi indagati nell’inconscio dallo sguardo insistente di uno sconosciuto, sulle note di brani più o meno suadenti, senza conoscere nulla della nostra identità. La musica attraversa l’anima, è un linguaggio emozionale soggettivo e universale al tempo stesso, tutti ascoltando composizioni non necessariamente armoniche o melodiche, associamo a suoni esperienze personali, immagini di mondi esplorati o fantastici, aprendo il nostro sguardo a suggestioni inconsce, inesprimibili.
In questo primo evento espositivo, vince l’originalità della performance musicale sulle opere di Iacopo Raugei, che seppure ineccepibili sul piano tecnico – esecutivo, qui risultano ridondanti, eccessive, barocche e manieriste, pur svelando il suo indiscutibile talento. L’artista autodidatta ha conseguito la maturità classica si è laureato in Biologia Molecolare all’Università di Firenze, dove effettua ricerca presso i laboratori del dipartimento di Medicina espone in Italia e all’estero, scene di lucida follia, che indagano l’umanità come al microscopio. Una carrellata di figure allegoriche, nature morte, vanitas delle gesta di antieroi che aspirano a tramutarsi in dei di un Olimpo immaginifico, dal solido impianto compositivo e spaziale, quasi iperrealiste, svelano l’influenza di Masaccio, di Andrea Mantegna e altri maestri del naturalismo fiorentino.
Le sue architetture visionarie dai volumi scultorei, attraversate da presenze misteriose o abitate da oggetti inanimati, sovrabbondanti di citazioni e leggende, sono risolte in soluzioni teatrali sospese tra mito e realtà, in cui si perde il fil rouge del progetto inneggiante a “L’insostenibile leggerezza”, anche se non è necessario seguirlo, poiché l’arte inganna i sensi e qui nulla è come sembra, tutto è paradossalmente esasperato ai limiti della follia.
Tra i suoi dipinti barocchi che configurano una civiltà fuori dalla storia e tempo, dalle atmosfere quasi gotiche, post apocalittiche, spicca Exit (2008), che rappresenta una sensuale “vestale” acefala, emersa dal buio, che porge un lucente vassoio d’argento con sopra una minuscola pillola forse dell’eternità? Nelle altre opere calligrafiche, simili a incisioni, campeggiano ieratici samurai, donne orientali, elmi, leoni, animali fantastici, leoni, grifoni, aironi, nature morte di strumenti musicali e altri oggetti antichi e moderni, metaforici vasi di Pandora dai quali fuoriescono mix di iconologie della storia dell’arte antica e moderna, che sublimano e innalzano la quotidianità in un eterno presente in qui le tenebre preannunzino albe di mondi illusori, sommersi nel oblio della memoria.
Jacqueline Ceresoli
Visitata il 29 gennaio 2014
Dal 22 gennaio al 5 febbraio 2014
Iacopo Raugei – There I Wonder
Villa Clerici – Via Terruggia, 14 Milano
Orari: lunedì-sabato: 9:30-12:30 e 14:00-16:30