17 febbraio 2011

fino al 5.III.2011 Alessandro Ceresoli Milano, Francesca Minini

 
Dopo l'avvento di allegorie, mondi sotterranei e cunicoli sospesi, la seconda personale dell'artista racconta dell’Asmara. Disegni, mobili e un video riportano l'atmosfera intatta di un mondo intemporale...

di

L’Eritrea
è stata una colonia italiana dal 1880 al 1947; le tracce di questo periodo sono
ancora molto evidenti. Una delle sue città, Asmara, oggi è rimasta
intatta, così com’è stata immaginata a cavallo tra i due secoli passati. L’Unesco
sta valutando di inserire nel patrimonio dell’umanità la sua collezione unica
di edifici: razionalisti, déco, liberty, cubisti, espressionisti, futuristi,
neoclassici, funzionalisti. Integra, paradossalmente, per gli scarsi mezzi a
disposizione che hanno filtrato progresso, obsolescenze e dunque omologazioni.
L’Eritrea, anche grazie a una politica autarchica e
totalitaria, resta un Paese povero, senza segni di modernità
occidentale, ma senza alcun segno di degrado. Al Medeber, uno dei mercati più
importanti della città, nel recinto del caravanserraglio, arrivavano le merci
dall’intera Abissinia, diventando mercato e fabbrica insieme, dove si ricicla e
si trasforma di tutto per la carenza di materie prime.

Alessandro
Ceresoli
(Romano di Lombardia,
Bergamo, 1975; vive a Milano
), ispirato
dalla foto di una pompa di benzina Fiat Tagliero, ad Asmara, progettata da Giuseppe Pettazzi nel 1938, decide di partire a maggio del 2009. Alessandro Ceresoli - Hamid Idris Awate - 2009 - pennarello nero su carta, foglia d’oro - cm 73x63 - courtesy Francesca Minini, MilanoDurante il
suo soggiorno di sei mesi, collabora con una ditta locale realizzando sei
oggetti, mobili ispirati all’architettura futurista italiana, retaggio del
periodo coloniale. Nel frattempo, influenzato dall’atmosfera eritrea, crea
anche una nuova serie di disegni e un video. Gli oggetti in vetro e specchio sono
il frutto di una collaborazione fra l’artista e una vetreria di Asmara, arredi
nati dall’osservazione e dallo studio dell’architettura modernista italiana del
periodo coloniale. In mostra questi lavori raccontano la storia di un’Italia
delle colonie, riproducendo stilemi e geografie formali d’antan.

Nei
disegni, invece, la storia diventa valore aggiunto. I lavori di Ceresoli
riportano in vita atmosfere che prendono spunto dal nostro patrimonio storico,
ripercorrendo anche le fasi di guerra e di stallo del Paese durante il periodo
coloniale. L’artista bergamasco ha dedicato molto tempo a conoscere la città,
muovendosi molto, incontrando persone e conoscendo luoghi originari. Lo
scopo raggiunto è stato quello di ricostruire attorno a sé una proiezione di
Asmara, arrivando in seguito a frequentare i proprietari di una vetreria
gestita da eritrei.

Alessandro Ceresoli - Linea Tagliero. Prototipo 03 - 2009 - vetro - 46x145x80 - courtesy Francesca Minini, Milano
La
scelta di lavorare il vetro e di sperimentare nuovi supporti lo ha spinto a
utilizzare materiali, macchinari e capacità artigianali di Asmara, usufruendo
anche di progetti di design esistenti, riadattati infine in corso d’opera. La
popolazione locale e la longa manus
delle mire espansionistiche italiane, nei lavori di Ceresoli, emergono come
echi di storia mai passata, poiché attuali territori sottopelle della società
eritrea. Gli oggetti in galleria, fabbricati in Eritrea seppure con macchinari
italiani, riportano in vita un legame sociopolitico di idealizzazione
reciproca, assimilazione che nemmeno oggi, in un futuro anteriore, si riesce
ancora del tutto a com-prendere.

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gennaio
al 5 marzo 2011

Alessandro Ceresoli – Ritorno al futuro

Galleria Francesca Minini

Via Massimiano, 25 (zona Ventura) – 20134 Milano

Orario: da martedì a sabato ore 11-19.30

Ingresso libero

Catalogo Mousse

Info: tel. +39 0226924671; fax +39
0221596402; info@francescaminini.it;
www.francescaminini.it

[exibart]

1 commento

  1. Articolo molto interessante. Sarebbe, credo, altresi interessante far conoscere di più della
    Eritrea, anche in considerazione che c’è molta buona Italia in quella Terra.
    Se interessati, posso dare una “mano”.
    Cordialmente.
    Walter

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