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fino al 5.VI.2004 | Silvia Chiarini – Death Valley ‘69 | Brescia, Fabio Paris Art Gallery

di - 6 Maggio 2004

Alla sua prima personale italiana, la giovanissima Silvia Chiarini (Faenza, 1978) presenta nello spazio di Fabio Paris la nuova serie di lavori Death Valley ’69. Il riferimento è al delitto Manson, consumato appunto nel 1969, più precisamente al titolo dell’LP che gli assassini scelsero quale colonna sonora del massacro. E se recentemente anche Fausto Gilberti si è ispirato al medesimo fatto di cronaca realizzando un video cupo e angosciante (10050 The Psycho Posse, 2004), di tutt’altro impatto sono le atmosfere evocate dall’artista faentina, che ha preferito la via del ribaltamento a sorpresa.
Sviluppando un espediente concettuale che attraversa tutta la sua produzione –quello di creare un contesto pittorico zuccheroso, su cui si stagliano figure inquietanti (monche, incomplete o prolungate inverosimilmente sullo spessore laterale del quadro)– la Chiarini accoglie i suoi visitatori con una musica allegra (realizzata dal compagno artista Simone Tosca) e una cascata di coriandoli, che colorano il pavimento della galleria. Ma proprio quando lo spettatore sta per arrendersi all’atmosfera festosa, nella mente scatta l’interrogativo sul tragico titolo della mostra. E in effetti le tele leziose alle pareti stonano violentemente con il sottofondo musicale, innescando uno spaesamento cognitivo che per essere risolto richiede un’analisi delle opere.

Continuando il percorso intrapreso nei precedenti lavori, l’artista preleva immagini banali da riviste d’epoca e le riporta sulla tela come silhouette estremamente semplificate, caratterizzate da un netto contorno nero e disposte nell’opera secondo piani differenziati, che suggeriscono lo svolgersi di un evento. Largo spazio è però lasciato all’immaginazione dello spettatore, che a partire dagli elementi essenziali forniti dall’artista è invitato a completare e dettagliare la storia.

Il fatto che nei quadri non ci sia alcuna ambientazione concreta, bensì uno sfondo d’ispirazione optical, con variazioni tonali tra il rosa e il prugna, produce infatti una specie di sospensione metafisica dei personaggi, che appiattisce i riferimenti alla moda degli anni ’50 e ‘60 (con sporadiche incursioni anche negli anni ‘30 e addirittura nel ‘700) a meri stereotipi culturali. Sebbene a prima vista queste immagini risaltino per il loro sapore glamour, osservate da vicino rivelano nella loro costruzione qualcosa di inquietante. Nella serie Death Valley ‘69
il sottile richiamo alla morte si concretizza nella presenza, in ogni tela, di una figura sdraiata che, incurante della scena che si svolge attorno a lei, si abbandona ad un sonno irresistibile, precipitando pericolosamente nello stato vitale più vicino all’oblio senza ritorno. Proprio questo è il messaggio che vuole lanciare l’artista: dimenticare è delitto.

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silvia margaroli
mostra visitata il 24 aprile 2004


Death Valley ‘69 – Silvia Chiarini
Brescia, Fabio Paris Art Gallery, via Alessandro Monti 13
Orario di visita: da lunedì a sabato, dalle 15 alle 19. Testo di Alfredo Sigolo
Festivi su appuntamento
Per informazioni: tel. 030 3756139 – fax. 030 2907539
fabio@fabioparisartgallery.comwww.fabioparisartgallery.com  

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Visualizza commenti

  • è indubbiamente un' esposizione ben curata, l' idea dei coriandoli per terra dona a Silvia Chiarini, artista prettamente legata alla pittura un 'aura di " installazion-ista" che potrebbe farle comodo.
    I quadri si intonano bene con i divani e la tappezzeria del tipico collezionista italiano ignorante ed appassionato di pittura, che arriva all' expo con la smart, si beve due prosecchini e se ne va' cun una tela della Chiarini sotto braccio.

  • tacchi, mambor e lombardo c'avevate 'na nipotina e nun lo sapevate...

  • E allora? sai che novità estendere la pittura sullo spessore laterale del quadro!!! Già lo facevano M.Lavagetto e B.Sacchetto negli anni ottanta e forse non erano neanche i primi...

  • Death valley '69 è una canzone dei Sonic Youth incisa vent'anni dopo i massacri compiuti da alcuni dei miei adepti che vivevano con La Family.
    Non fu la nostra colonna sonora, quindi.
    Noi ascoltavamo i Beatles di Helter Skelter e di Revolution, i Mamas And Papas, i Beach Boys del mio amico Wilson, i Greateful Dead, i Doors.
    I delitti in questione, di cui sono accusato.
    sono i massacri Tate e LaBianca.

    CM
    San Quentin
    California

  • Tengo a precisare che il titolo della mostra non fà alcun riferimento alla colonna sonora della strage, ma solo alla celebre canzone dei Sonic Youth.
    S.C.

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