Volere è
potere. Non tutti però potrebbero andare con i consueti strumenti ermeneutici
oltre le Surfaces di
Massimo Grimaldi
(Taranto, 1974; vive a Milano). Opere che oscillano tra formalismo e
didascalia, e che il più delle volte frustrano l’automatica ambizione del
visitatore a interrogarne il senso, frugando tra analogie e simbolismi,
soprattutto di fronte a citazioni di uomini illustri. E se in passato si
tiravano in ballo Sergio Cofferati o Charles Aznavour, in questa personale è
Ryszard Kapuściński a essere evocato per intitolare un muro, i lati illuminati
da luci che scorrono su binari.
Quale il
nesso tra la bianca parete e il grande giornalista polacco? Forse la chiave è
in Ebano,
libro in cui “il” reporter raccolse i ricordi degli anni trascorsi in Africa, e
che potrebbe quindi rimandare all’attività di Grimaldi accanto a Emergency.
Invece non c’entra. Parimenti da disfare tutto il bagaglio metaforico connesso
al muro. Nessun rapporto. Punto.
In un
irrisolto procedere parallelo tra privato e globale, sbuca dietro un anfratto February
1990 Playlist, installazione
sonora che, a intervalli di 10 minuti, trasmette brani legati a un momento
personale poco felice. O, ancora, nel dittico Bill Kaulitz Surface il volto del cantante dei Tokyo
Hotel si sovrappone a quello di un imberbe parente dell’artista, ammiratore
della boy band tedesca, però senza innescare per forza una riflessione sui
tipici meccanismi di identificazione tra fan e idolo.
Vario il
trattamento riservato alla dimensione engagé, massicciamente presente, ma non
sempre esplicitata. Come in They Were Mostly Women And
Children, They Were Defenceless e They Were
Unprotected, They Died Without Knowing Why Or
How, pendant digitale dal cuore rosso rubino, “rappresentazione”
puramente grafica dell’eccidio di Jos Plateau in Nigeria. Agli antipodi
per approccio espressivo, le foto degli ospedali pediatrici di Banguy e Mayo
gestiti dall’Ong di Gino Strada: uno slide show che “va in onda” su due monitor
Apple all’ultimo grido, incarnando non tanto la denuncia di una contraddizione
– l’incalzante sviluppo tecnologico, di contro alla persistenza di sacche di
povertà, ingiustizia e cieca violenza – quanto la passione dell’artista per
tutte le novità Mac.
L’episodicità
di una comunicazione perspicua limita purtroppo la problematizzazione dei contenuti,
con un atteggiamento incoerente rispetto alla loro natura sinceramente
impegnata. Un lavoro che in ogni caso non permette di essere spettatori
passivi, o peggio ignari del book dell’autore. Con chissà quale giudizio da parte di
Grimaldi stesso, le cui opere ci guardano. Magari ignorandoci, nonostante la loro vita
dipenda da chi le “attiva” – seppur in modo effimero – con lo sguardo: così le
performance inscenate durante vernissage e finissage battezzano Mariem
Before The Image “Rubine” e Daba Before The Image “Magnesia”, dove la sosta di due bambine
innanzi a una coppia di pannelli pare avere come unico obiettivo quello di
rimarcarne la successiva assenza. Paradosso, questo sì, facile. Troppo?
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Galleria Zero…
Via Tadino, 20 (zona Piazza Lima) – 20124 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 11-13.30 e 14.30-19.30; sabato ore 15-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0236514283; fax +39 0299982731; info@galleriazero.it; www.galleriazero.it
[exibart]
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