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fino al 5.XII.2010 Paul Beel / William Marc Zanghi Canneto sull’Oglio (mn), Bonelli Lab
milano
Due campioni della pittura - pittura “vera” - contemporanea in provincia di Mantova. Due artisti che, attraverso paesaggi stranianti e intensi ritratti, descrivono l’inquietudine del presente...
di Vera Agosti
William Marc Zanghi e Paul Beel? Entrambi americani, ma italiani d’adozione,
quasi coetanei, fanno della pittura iperrealista il mezzo privilegiato della
loro espressione.
Domina il colore, quasi “urlato” e artificiale per il
primo – acrilico, smalti e vernici industriali -, precisi e sfumati gli oli del
secondo. La pennellata è libera e violenta in Zanghi, che lascia colare le
tinte in fluide cascate o crea macchie che suggeriscono un flusso animato e
variopinto; il gesto invece è più misurato e controllato per Beel, che gioca
con le ombre e il chiaroscuro. Soggetti diversi, che vogliono manifestare
situazioni ed emozioni simili: la solitudine e il male di vivere.
William Marc Zanghi (Wichita, Kansas, 1972; vive a Palermo) dipinge
senza disegnare, aggredendo direttamente la tela con paesaggi abitati, spesso
immersi nella natura. A volte compaiono animali – orsi, scimmie ecc.
In Black
Dust, Pic Nic, Chemist Monkey – o figure umane, appena accennate, magre, come fugaci
apparizioni o spettri. Si tratta di un cambiamento rispetto alle Siberie, scenari “marziani”, non reali ma
possibili, in qualche modo visti o intravisti in certi momenti della vita, con
la soddisfazione per qualcuno di non farne parte e la disperazione per altri di
essere presente, magari in forma di vittima. I lavori più recenti sono dedicati
alle pareti, immobili eppure macchiate dal trascorrere del tempo. Sono
luoghi-non luoghi, spazi della mente per incontrare i propri fantasmi.
Paul Beel (Westlake, Ohio, 1970; vive a Firenze) è un maestro del
ritratto: si è aggiudicato il BP Travel Award 2010 della National Portrait
Gallery di Londra. Uomini o donne in disparte o soli, dal viso malinconico e
assorto. Sguardi stralunati ma coraggiosi, occhi velati da un tormento che si
fa compagno della vita quotidiana (Four pac). I personaggi sono autentici,
selezionati direttamente dalla realtà urbana. Spesso compare una sequenza di
piastrelle, di cui non si vedono né inizio né fine (Word from David, 2010), parodia dolorosa
dell’infinito, dell’eternità, dell’incommensurabilità della sofferenza umana. Immancabili
gli insetti, come firma o logo dei suoi quadri, elementi che contaminano il
rigore della composizione, così come altri particolari di disturbo: piccoli
puzzle e trucchi visivi.
Due artisti vicini al Realismo americano, che lo
contaminano con le loro personali ossessioni. Raccontano storie fatte di
silenzi, di parole mai dette o, se pronunciate, cadute nel nulla, rimbalzate su
muri spogli.
Beel
a Milano
vera agosti
mostra visitata il 6 ottobre 2010
dal 2 ottobre al 5 dicembre 2010
Paul Beel / William Marc Zanghi
a cura di Alberto Agazzani
Bonelli Lab
Via Cavour, 29 – 46013 Canneto sull’Oglio (MN)
Orario: da lunedì a sabato pomeriggio ore 10-12.30 e
15-19 o su appuntamento
Ingresso
libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0376723161; info@bonelliarte.com; www.bonelliarte.com
[exibart]
Zanghi è uguale a Doig,
Iperrealismo???realismo può andare, ma l’iper non ci azzecca proprio.Oltre Doig anche Daniel Richter, ma è cmq bravo.Strano che i pittori che citano vengono subito accusati e gli installatori videoamatori performatori che postproducono,magari facessero un pò di intervento di postproduzione,semplicemente rifanno in modo identico il già fatto,loro vanno sempre bene.
Zanghi realista o iperrealista? Non è riduttivo per un artista esplosivo come Zanghi fermarsi alla realtà? A meno che qualcuno non creda che gli orsi possano volare, come appunto sembrano fare qualche volta gli animali di Zanghi. E gli ectoplasmi dal corpo trasparente che completano la scena?
Surreali forse?Realisti no, e allora iperrealisti mi va bene
A parte l’uso improprio di “iperrealismo”, sono sempre felice di vedere persone che dipingono la Pittura, il fatto poi che vengano a farla qua da noi, mi fa piacere e rammarico, per il fatto che qui da noi il genere langue, eppure qua da noi han fatto pittura Duccio, Masaccio, Tiepolo e Boccioni, e tutti gli altri nel corso di svariati secoli, non vedo quindi perchè non dovrebbe andare più bene.
disputa un po’ sterile e vuota tanto più che gli autori sono due – a me il testo critico sembra cauto infatti non vengono definiti iperrealisti e neanche realisti alla fin fine , ma piuttosto impegnati nel superamento degli stereotipi, vicini al realismo da cui partono e che probabilmente conoscono bene, tesi in una ricerca iperrealista che diventa canale preferenziale della loro arte- mi sembra un modo elegante di dire che questi autori stanno operando una scelta tra l’altro sono ancora giovani chi vivrà vedrà non si tratta mai di critiche definitive ma in fieri perchè appunto è in fieri l’arte dei giovani – è comunque bello che operino in Italia che sia bella e forse grande pittura e che se ne discuta
partono dall’iperrealismo americano quello è il loro background come dice l’articolo se poi qualcuno dissente lo dimostri