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fino al 6.I.2003 | Ecce Homo di Antonello da Messina al Museo Diocesiano | Milano, Museo Diocesano |

di - 1 Novembre 2002

L’idea è davvero una di quelle che fa sobbalzare ogni appassionato d’arte: un’importante società di gestione, il Gruppo Bipiemme della Banca Popolare di Milano, decide di organizzare e sponsorizzare annualmente delle iniziative culturali volte ad esporre, e quindi a valorizzare, nella nuova e bellissima sede del Museo Diocesano, capolavori che per un verso o l’altro sono di difficile accesso per il grande pubblico. La meritoria iniziativa, denominata Un capolavoro per Milano, inizia con un’opera davvero sbalorditiva: l’Ecce Homo di Antonello da Messina, attualmente conservato al Collegio Alberoni di Piacenza e, purtroppo, visitabile solo la domenica. Dunque questo prestito è un’occasione unica per osservare da vicino uno dei massimi capolavori di Antonello, pittore di eccezionale resa formale, capace come nessun altro di unire alla rigorosa impostazione prospettico-volumetrica del maturo rinascimento italiano la profonda conoscenza ed applicazione della metodologia pittorica fiamminga. La tavola risulta negli inventari del 1735 e del 1753 degli arredi del palazzo romano del Cardinale Giulio Alberoni che, probabilmente, acquistò l’opera, verso il 1725, dalla famiglia Lana Bugatti. L’attribuzione non è mai stata in dubbio, visto che la tavola è firmata come “1473, Antonellus messaneus me pinxit ”; viceversa più dubbia appare la datazione, visto che la data dipinta sulla tavola appare alquanto abrasa. Alcuni critici spostano l’esecuzione verso il 1475, dunque nel periodo del soggiorno veneziano di Antonello, mentre Sricchia Santoro opta per la datazione riportata sull’opera, in considerazione dei marcati accenni fiamminghi che tendono a diradarsi nel sopraddetto soggiorno veneziano. Proprio la straordinaria attenzione ai particolari, la minuziosa resa della pellicola pittorica si uniscono ad una spasmodica ricerca di piani prospettici che fanno di questa tavola un caposaldo della pittura del messinese. L’idea di creare una balaustra dietro alla quale ambientare la scena (motivo che avrà grande successo nella pittura veneziana in generale e nell’opera di Giovanni Bellini in particolare e che è il motivo per cui molti studiosi ritengono questa tavola databile a ridosso del soggiorno veneziano) è il primo livello prospettico a cui si aggiungono la postura parzialmente a tre quarti del Cristo ed infine la colonna sullo sfondo.
Il fondo nero è un’altra peculiarità della ritrattistica tipica delle Fiandre, in particolare rimanda a Roger Van der Weyden, che proprio in quegli anni si sta diffondendo nel nostro paese: lo sfondo scuro acuisce l’immagine del Cristo che pare emergere dal profondo dalla tavola. Dunque Antonello introduce non solo una nuova tecnica pittorica e formale, ma addirittura dei temi iconologici prettamente fiammighi, dimostrandoci ancora una volta quanto fosse profondo il suo rapporto con quel mondo culturale e figurativo.

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Il sito del Museo Diocesano di Milano

luca scalco


Ecce Homo di Antonello da Messina al Museo Diocesiano.
Dal 29 ottobre al 6 gennaio 2003
Museo Diocesano, Corso di Porta Ticinese, 95 – 20123 Milano
tel: 02-89404714, fax: 02-89407577, e-mail info@museodiocesano.it
Orari: dalle 10.00 alle 18.00, tutti i giorni tranne il lunedì giorno di chiusura
La tavola è stata concessa in prestito temporaneo dal Collegio Alberoni di Piacenza, nell’occasione del primo anniversario della fondazione del Museo Diocesano e in onore del nuovo Arcivescovo di Milano S.E. Card. Dionigi Tettamanzi


[exibart]

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