In lui risiedono riverberi pauperisti, qualche
riflesso di concettuale e, a volte, eccessive altre influenze. Sono vent’anni
che
Stefano Arienti (Asola, Mantova, 1961; vive a Milano) sperimenta e mappa
accostamenti sperimentati sempre su diversi supporti.
A Mantova, in occasione di questa nuova,
enorme mostra dedicata ai suoi lavori, l’artista espone anche introvabili
ciottoli morenici. Tasselli che compongono e trasfigurano la monumentale opera
nel Cortile delle Otto Facce, lavoro visibile nel suo complesso solamente a
partire dal piano nobile del castello, che si affaccia tutt’intorno ad altezza
loggia. Ecco poi dunque scorrere in sequenza il Giardino Pensile, il Corridoio
della Pergola, la Sala dello Specchio, la Sala dei Falconi, la Sala dello Zodiaco.
Lungo il percorso, nel Salone dei Fiumi,
emerge anche
Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose, l’opera che Arienti
utilizza per rievocare le vie pluviali del territorio mantovano. Quel che
risulta, sotto l’eco delle volte del soffitto, sono cinque tappeti tinti di
nero in varie gradazioni e sfumature che, come uno strascico a coda, come un
dipinto a campiture graffianti di sapore manierista, accoglie centinaia di
palline coloratissime.
Da ricordare anche la raffigurazione
dell’ailanto, l’albero rappresentato dalle colature di Arienti che, nella corte
di Santa Croce in Corte Vecchia del Palazzo Ducale, espone una muraglia
graffitica e a cascata. “
Quest’opera spesso inganna i volatili di Palazzo
Ducale, che tentano di posarsi sui suoi rami inesistenti, come fossero veri”, commenta scherzando
sull’installazione Filippo Trevisani, curatore della mostra.
D’altronde è lo stesso Arienti a preferire
materiali che travalicano la loro nobiltà a favore della malcerta deperibilità;
è lui stesso che, con estrema leggerezza estetica, è possibile definire
pensatore per origami, costruttore d’installazioni fragili, ideatore di nuovi
lavori manuali e assoluto giullare di forme imprescindibili e supporti
trasparenti.
La curiosità del visitatore risiederà, dunque, nella
capacità di accordare a Stefano Arienti la profondità formale e qualitativa
utile. Quella giusta visione che serve a ridisegnare il palazzo dei Gonzaga,
trasformando le sale attraverso mimetismi,
camouflage e similitudini ripartite secondo
i progetti di quindici grandi installazioni. Senza invadere e neppure incidere,
Arienti sceglie di insediarsi a castello utilizzando materiali dalla natura deperibile,
connotati dalla sottigliezza evidente e dalla forte capacità di plasmare forme.
Tagliare, stropicciare, ricalcare, bucare, piegare sono
alcune delle azioni rivolte verso carta, cartone, polistirolo, stoffa, tappeti,
corde; ognuno di questi materiali è una ricorsiva, macchinosa possibilità per
l’artista che, a volte banale, altre volte più speculativo, restituisce a
semplici incastri materici una giocosa valenza estetica.
“
La carta, per esempio, è un materiale già elaborato di
per sé, aspetta solo un ulteriore intervento da parte mia”, dichiara Arienti.
“
Io trasformo la carta, ma non
la plasmo. Di volta in volta, è la carta che mi suggerisce cosa vuole diventare”, conclude l’artista.
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sono un ex collezionista di arienti.
mi piaceva, ma la galleria in arco dove l'ho preso si e' rivelata inaffidabile e l'artista poco cortese.
fortunatamente l'ho venduto ma non comprero' piu' arienti ne' niente da in arco.
collezionista deluso e maltrattato.
livio
Spiegati meglio per favore
mi hanno fatto aspettare piu'di due anni e mezzo per una autentica (mai ricevuta) di un'opera presa direttamente da loro. esasperato, vado io direttamente da loro e al momento di darmi l'agognata autentica me ne danno una sbagliata (di un altro quadro)! restituisco l'autentica sbagliata e torno a casa a mani vuote. aspetto ancora, niente. mi faccio sentire ripetutamente, loro MAI in quasi 3 anni. contatto l'artista che svogliato e scocciato mi dice, vai in galleria, io a loro l'ho fatta. la galleria mi dice 'domani la spedisco', inutile dire mai arrivata. chiedo un duplicato, spariti.
dall'esterno sembra una galleria seria, ma ad averci a che fare no. e purtroppo non sono l'unico a cui e' successa una cosa del genere. in tutto questio disagio neanche una risposta cortese, un interessamento, un catalogo, un invinto, una telefonata, niente!
e pure arienti, non si trattano cosi' i collezionisti.
scusate se ho compratoo da voi, non si ripetera' piu' piu' piu'!!!
Mi spiace quanto ti è accaduto.
Io Arienti lo conosco e mi è sempre parso molto corretto. Ma perchè l'autentica non l'hai chiesta a lui che ha l'archivio di tutto quello che ha fatto?
E che tipo di opera era? Mi spiace perchè sono veramente convinto che sia un ottimo artista e una persona seria.
ciao carlo, l'autentica l'ho chiesta anche ad arienti, ci ho pure parlato e gli ho scritto due volte. lui mi ha detto che l'autentica l'aveva gia' fatta e rilascita alla galleria in arco che evidentemente l'ha persa e tuttosommato non mi sorprende visto che come ho gia' detto a me avevano consegnato un'autentica di un altro quadro dello stesso arienti (che pero' ho correttamente immediatamente restituito alla galleria).
che dire, sono moolto amareggiato, figurati, avevo risparmiato tanto per comprarlo.