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Il Museo Pecci di Milano inaugura un nuovo corso sulle ricerche pionieristiche degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta con la retrospettiva tematica di Suzanne Lacy dal titolo “Gender Agendas”.
Suzanne Lacy dopo studi di zoologia e psicologia è stata introdotta all’arte da Judy Chicago e Allan Kaprow, figure chiave nella sua formazione artistica, dai quali ha ereditato l’impegno sociale da un lato e l’approccio performativo dall’altro. Lacy utilizza l’attivismo come strumento di persuasione di massa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche che hanno come oggetto la condizione femminile: dallo sfruttamento sessuale alla violenza; dalla oppressione di genere alla repressione domestica; dall’invecchiamento della donna alle sue problematiche sociali.
Attraverso la forma artistica della performance amplifica l’eco sulla stampa e sui media basata sulla ricerca dell’esperienza e sulle sue forme di percezione in un determinato contesto. ‹‹La cosa interessante per me››, afferma l’artista, ‹‹è il processo di comprensione e analisi di queste situazioni collettive che costituisco l’oppressione e la formazione di un’altra realtà. Questa è l’opera d’arte››.
In Three weeks in may, realizzata per la prima volta nel 1977 nello Shopping Center di Los Angeles e replicata a Milano, Lacy raccolse dalla polizia informazioni sui luoghi in cui sono avvenuti degli stupri e per ogni stupro denunciato impresse un timbro rosso con la scritta RAPE (stupro) su un enorme mappa della città. Giorno dopo giorno la mappa divenne un focolaio rosso sangue. Con questa performance Lacy ha reso l’esperienza di essere minacciate e avere paura un fatto collettivo, in cui oltre al ruolo della vittima e del carnefice si aggiunge un terzo elemento: l’osservatore. È l’interpretazione del pubblico, infatti, a rendere l’opera significativa.
Così come In Mourning and in Rage in cui Suzanne, insieme ad altre attiviste, si presentarono coperte dalla testa ai piedi con tuniche nere davanti al municipio della città con megafoni che diffondevano messaggi e denunce di violenze sulle donne.
A suggerire l’importanza del pubblico contribuisce anche la scelta del luogo, del contesto, che Lacy sceglie per le sue opere. Luoghi di grande affluenza come la Hall di un Centro Commerciale a Minneapolis dove si svolse la sua opera più celebre The Crystal Quilt in cui gli spettatori furono coinvolti sulla scena: 460 donne di oltre sessant’anni si ritrovarono riunite intorno ad un tavolo a discutere sulle loro esperienze.
La mostra, arricchita da una sezione di archivio e di video oltre che dei suoi primi lavori legati alla tematica del corpo e della carne, dimostra come Suzanne Lacy prosegua la tradizione femminista avviata da Louise Bourgeois: una rivendicazione di un’espressione essenzialmente femminile che dia voce alla “Distruzione del padre” non solo come metafora archetipica di una emancipazione della donna dopo decenni di sottomissione, ma soprattutto come allontanamento da un’arte ancora troppo dominata dal genere maschile.
Sara Marvelli
mostra visitata il 16 novembre 2014
Dal 14 novembre 2014 al 6 gennaio 2015
SUZANNE LACY. Gender Agendas
MUSEO PECCI MILANO,
Ripa di Porta Ticinese 113, Milano
Orari: da martedì a domenica dalle ore 12.00 alle ore 19.00. Lunedì chiuso
Info: Tel. 02-36695249-40, www.centropecci.it