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fino al 6.III.2010 | Giuseppe Stampone | Milano, Prometeo Gallery

di - 10 Febbraio 2010

Di lui si è sempre scritto
molto. Di lui, però, è stata l’iridescenza, lo smalto delle parole – di
superficie – a precederlo. La letteratura, su quest’artista, s’è spesa con
mille riguardi, eppure è sempre riuscita a non compromettersi. A non
deteriorarsi con trasparenza: mai seriamente contraria né, all’opposto, mai
frivolamente accondiscendente, capitolata, infine, a favore dei progetti di Giuseppe
Stampone
(Cluses, 1972; vive a Roma).
Con The Rules of the
Game,
ultima sua personale milanese, forse
è bene che la lunga traccia critica, nata in scia ai suoi lavori, acquisti una
nuova falcata. Una postura più rimarchevole. I tempi sono maturi affinché un
suo nuovo passaggio non resti solo un altro, ennesimo, confuso passo.
Gli ultimi interventi dell’artista sono stati scelti per
cambiare le andature delle pareti industriali della galleria di Ida Pisani,
esasperando il legame tra finzione e la auto-definita realtà sociale. Ogni
disegno esposto dovrebbe essere la manifestazione di un’invenzione soggettiva
continua. Ma ciò a cui assistiamo, in qualità di visitatori, non è altro che lo
spettacolo corto della visione: attività
di spostamento, impegnata a scommettere sull’astrazione lirica. Una visione che
ha come fine, e come limite, l’evocazione dell’invisibile; una lettura
comunicativa del mondo, che si fa carico di accogliere il riscatto dell’apparente,
ripulito da qualsiasi forma di negatività umana.
Eppure Stampone, un giorno, ha dichiarato: “Non penso
che si possa dire che stiamo perdendo il nostro corpo attraverso una sua
disseminazione nelle reti. Si tratta di una suggestione tutto sommato
romantica. Penso invece che sia vero l’opposto, cioè che non ci troviamo di
fronte alla perdita della nostra corporeità, ma che invece la stiamo
estendendo: estendiamo il nostro corpo e ridistribuiamo la nostra sensorialità,
a tal punto da portare le reti al livello della nostra epidermide
.
Sarebbe curioso, oggi, applicare la sua stessa idea di
corpo umano e di posizione fittizia della percezione anche al progetto di The
Rules of the Game.
La galleria, infatti, è
una sala da gioco. Il tema sul quale si concentra Stampone è basato su alcuni
ABC dell’azzardo. Alcune macchine per far girare la fortuna (russian
roulette
e slot machine) sono ridotte a meccanismi introdotti per mettere
alla prova i giocatori e per invitarli a sfidare la sorte.
Ma il sistema del caso viene qui ridotto a sistema-umano.
Il desk della galleria è una sorta di torretta di controllo e monitoraggio dei
giocatori, mentre un video tratto dalle Giornate di Salò di Pasolini funziona da elemento di riflesso
e controllo della scena, fornendo un possibile discernimento delle regole che
la governano. Il gioco di Stampone oltrepassa così il lirismo intonso al quale
spesso ci aveva abituati.

Con questa personale, la poetica del nulla, la sacralità
del foglio bianco perdono il concetto criminoso di movente, allontanandoci
dall’idea di sviamento dal reale. Per introdurci, invece, al vuoto della
fortuna, tra modiche dipendenze e incerte denunce anti-capitaliste.

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a Roma

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mostra visitata il 21 gennaio 2010


dal 21 gennaio al 6 marzo 2010
Giuseppe
Stampone – The Rules of the Game
a cura di Marco Scotini
Prometeogallery
Via Ventura, 3 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-14 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0226924450; info@prometeogallery.com;
www.prometeogallery.com

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Visualizza commenti

  • A me francamente stampone non mi convince; anche le macchine a gettoni che ti rendevano star per un secondo (ad una recente collettiva al pan di Napoli) erano semplicemente retoriche e stucchevoli.Non credo che sia sufficiente la retorica del gioco o della star system. E anche l'interazione spesso diventa " non azione", perdita e vuoto.

  • Lasciai un’intervista e rimasi ad aspettare. Pochi minuti dopo la mia voce e la mia faccia si manifestarono in mezzo a quelle di tanti altri. Si mescolarono ma rimasero visibili. Mi accorsi così di essere in un’opera d’arte, non la stavo solo guardando la modificavo e in qualche modo la creavo. Stampone è un artista che non ha paura di giocare.

  • un'arte che legge il tempo con lucidità ed al tempo stesso creatività... un'arte "sovversiva" che non rifugge dalla procazione e dalla denuncia... un'arte che ti chiama sinesteticamente in causa rendendoti protagonista attivo, consapevole e creativo dell'opera.

  • E' apparso Stampone! Un nuovo miracolo e' avvenuto. Il Maestro si è manifestato.
    Per tutti i credenti che ancora sperano di toccarlo, parlarci, vedere i suoi prossimi miracoli, non disperate, lo spirito santo mi ha avvisato che la sua prossima visione sarà a New York (dove armai esiste e opera). Il 4 marzo per Volta6 dove è stato chiamato al miracolo da sette curatori internazionali a realizzare un site specific fra venti artisti selezionati in tutto l’universo stellato.
    Entro la fine del 2010 sono previsti altre 5 apparizioni: 3 negli Stati Uniti e due sparsi nel mondo in occasione di due importanti biennali.
    Eravamo morti, egli ci ha fatto rivivere.
    Dio, ricco di Misericordia , per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo, per i peccati ci ha fatto rivivere con Stampone: per questa Grazia sarete salvati mediante la fede; n'è viene dalle Opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo, infatti, opera sua.....
    Che Stampone vi benedica.

  • Stampone riesce ad applicare l'arte dove vuole, e per ogni scopo, ed è per questo che cattura l'attenzione anche di chi, come me, è lontana da questo mondo.
    E se posso "azzardare" un commento direi che per me è veramente il numero uno!

  • Guardare le opere di Stampone comporta spesso lasciare qualcosa di quello che si è per entrare in un limbo dove ritroviamo il riflesso prima e la dimensione poi della natura del nostro essere uomini contemporanei. Un lavoro che più che con l'arte contemporanea fa i conti con la contemporaneità dell'uomo e del mondo.
    Vedere le sue opere significa quindi "guardare oltre", superare il nostro io che diventa il nostro noi come direbbe Stampone stesso.
    Sfuggono così le categorie di lettura più convenzionali, il binomio arte - artista non e più così diretto nella produzione o creazione dell'opera, questa nasce piuttosto all'interno di un clan cross mediale senza divenire per nulla una opera collettiva, è un opera/lavoro globale che affonda le proprie radici in questioni e ambienti molto particolari; il tentativo leggittimo di non essere autoreferenziale.
    la sua opera infine possiamo dire che continui anche qui in questa parte di commenti ad una sua recenzione (eheheh!).

    arco Rosca aka Paolo Valente

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