Viasaterna apre la stagione con “Milan Unit” ed espone per la prima volta l’archivio che l’artista irano-americano Ramak Fazel ha costruito nel suo quindicennale soggiorno a Milano (1994-2009). Il suo peregrinare l’ha portato ad affrontare problematiche legate all’ambiguità dell’appartenenza geografica e culturale, e all’identità fluida di un individuo. Il bagaglio esperienziale accumulato ha dato vita a un’operazione tutt’altro che scontata poiché, se un dispositivo che archivia un passato è per definizione finito e concluso in se stesso, in questo caso l’esposizione si pone come “opera aperta”. La galleria infatti, oltre a far visionare il contenuto di qualche cassetto e faldone, si propone come luogo di discussione attiva preannunciando una programmazione di incontri e approfondimenti che si svolgeranno sino al momento in cui l’archivio rimarrà nella galleria, il settembre 2018. Inoltre invita il visitatore a entrare nel corpo del progetto dando la possibilità di acquistare dei provini fotografici che verranno successivamente stampati in formati più grandi ed esposti in una mostra finale. Le azioni implicate nel concetto di archiviazione come lavoro aperto sono molteplici. A testimonianza del fatto che l’attività di ricerca che può produrre un archivio, anche dopo essere stato costituito e sigillato, è potenzialmente inesauribile, c’è una confusionaria area laboratoriale allestita come la camera oscura di uno studio fotografico. Ci si rende conto che non si è in presenza di un archivio settoriale, ma di una raccolta di testimonianze frutto di una personalità sfaccettata impegnata in svariate attività professionali. Infatti dalla struttura che immagazzina tutti i materiali classificati con la tradizionale etichettatura verde escono “stuff” di ogni genere, appunti, documenti e collezioni. Questa esposizione di oggetti ed esperienze costituisce il dipanarsi di uno storyboard esistenziale la cui aderenza alla vita quotidiana lo rende capace di produrre senso continuamente condivisibile dal pubblico.
Nel lavoro di Fazel si evince anche la consapevolezza che gli anni a cavallo del nuovo millennio sono stati un giro di boa per la produzione e fruizione di immagini in seguito all’avvento del digitale, e l’artista in piena fase postmoderna ha saputo applicare un criterio soggettivo per gerarchizzare cambiamenti sociali, politici, tecnologici, urbani, estetici. Il tema della smaterializzazione è implicitamente al centro del dibattito: in un’epoca in cui l’oggetto artistico mantiene a stento il primato della matericità, l’artista assegna un valore tangibile agli oggetti con i quali interagisce quotidianamente e riflette sulle modalità di interfacciamento tra individuo e il mondo che lo circonda. Aprire cassetti e buste di una scaffalatura da magazzino in una vita regolata dall’accesso online è un’operazione piacevolmente anacronistica, è un invito a custodire memoria senza temere bug, solo un po’ di polvere.
Matteo Gnata
Mostra visitata il 21 settembre
Dal 20 settembre al 6 ottobre 2017
Milan Unit. Un’opera aperta di Ramak Fazel
VIASATERNA, Via Giacomo Leopardi 32, Milano
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 12 alle 19; mattina e sabato su appuntamento
www.viasaterna.com