La seconda personale venturiana
di Matthias
Bitzer (Stoccarda,
1975; vive a Berlino), infatti, apre al pubblico rivelandosi come un piccolo
gioiello architettonico. Un meccanismo statico elegantemente incastonato e
sorretto da una preziosa e quanto mai solida costruzione: il senso. Alla sua
seconda volta negli spazi di Francesca Minini, Bitzer risolve con raffinatezza
modulare ogni tipo di relazione dialogica, instaurando tracce biunivoche tra la
materia, le sue geometrie, la sua componibilità e i relativi bilanciamenti
finali.
Maison automatique non rappresenta un gioco
manierista di rievocazioni destrutturanti,
prospettico adulto, un lessico che porziona pitture, sculture e disegni
attraverso contrasti netti e ormai assolutamente riconoscibili. Segmenti basati
su rappresentazioni figurative astratte.
La crescita del
lavoro di Bitzer si manifesta tanto nel maggior ordine allestitivo quanto nella
crescente interdipendenza delle opere. Gestire la complessità significa, per
questa personale, dare vita piena alle installazioni, pur continuando a
mantenere un saldo legame tra lo spazio, l’imprescindibilità della bidimensione
e la caduta precipitosa verso un figurativo sfuggente. Benché la sua ricerca,
soprattutto all’interno del percorso di Maison automatique, si presenti come un invito aperto alla memoria,
come un processo attivatore di connessioni, la sua analisi formale si lega
profondamente al mondo letterario.
È lo scrittore e
poeta Pessoa, in questa mostra, a far risorgere figurativamente personaggi e
scenari che Bitzer colloca talmente al di là del tempo da farli rimanere
ritratti estranei. Cammei alieni a qualsiasi sistema solare, a qualsiasi
facoltà umana di ricostituzione di un reale fittizio.
Attraverso
riquadri vetrati, colori primari, cornici e bianche e nere, rombi ricorsivi e
tratti sfumati di matita, la mostra esplora le infinite implicazioni dell’essere altro e dell’agire in nome di altro,
sfruttando appieno gli spunti che le hanno dato vita. In accordo con le loro
rispettive personalità identitarie fornite da molteplici eteronimi, ogni opera
esposta si presenta ascrivendosi come un congegno a sé stante, con stili e
modalità plurime.
Bitzer, avendo
una forte capacità concettualizzatrice, dimostra anche di saper attuare una
nuova tridimensionalità prospettica. L’artista tedesco, infatti, fra
letteratura portoghese e rievocazioni avanguardiste, regolarizza il ritmo della
composizione così come il tempo ha fatto con modernismi classicheggianti e
linguaggi già storicamente condensati.
Tra la realtà e
il suo lato invisibile, Maison automatique
appare agli occhi del visitatore come un pianeta ricco di trasparenze e
impalcature; una dimensione che – fra linee, intersezioni e figure – abbandona
l’umano per mettere in scena, invece, i suoi sistemi.
La
personale da Minini nel 2008
ginevra bria
mostra visitata il 16 settembre 2010
dal 16 settembre al 6 novembre
2010
Matthias Bitzer – Maison Automatique
Galleria Francesca Minini
Via
Massimiano, 25 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 11-19.30
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0226924671; fax +39 0221596402; info@francescaminini.it; www.francescaminini.it
[exibart]
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