Lo sketchbook che accoglie il visitatore all’entrata della galleria è una vera e propria dichiarazione di poetica: non più fotografia, senz’altro non solo fotografia, non in questa occasione. Il pennello inserito tra le pagine, gli schizzi sulla carta e sugli scatti stampati non possono che far capire che stavolta c’è la pittura. Fredda e acida, con colori fluo che investono non solo la tela ma anche i muri della galleria. Righe verticali e righe orizzontali si incrociano, si spostano come una tenda per invitare a vedere oltre. Gli strumenti del pittore mutano: non più la tavolozza ma barattoli di latta; il porta-pennelli diventa un teschio in cui infilare gli utensili, generando un memento mori post punk.
È questo il nuovo mondo di
Daniele Innamorato (Milano, 1969). L’artista milanese espone per la prima volta in solo show, dopo la collaborazione con
Federica Perazzoli, e per l’occasione cambia completamente rotta. Le immagini suadenti delle sue fotografie lasciano spazio al puro cromatismo astratto della pittura.
Piatto, acrilico e violento. La tintura sfonda i confini della tela per approdare alle pareti, agli oggetti, alle sedie di
Gerrit Rietveld, corollari dei grandi quadri. Ogni cosa nello spazio espositivo è investita di linee e schizzi, la fluorescenza delle tinte stride sul fondo bianco dell’ambiente, abbaglia lo spettatore, lo costringe a volgere lo sguardo altrove, ma riparare la visuale è impossibile.
Gioca con l’orientamento, Innamorato: le tracce corrono verticali sulla parete, orizzontali sulle tele, come a bloccare chi si avvicina; creano tartan contemporanei sulle sedie, divergono e convergono sui quadri, per invitarci a guardare oltre. Ricordano le strisce che hanno fatto dei tessuti di Paul Smith un marchio di fabbrica, gli scozzesi creati da Vivienne Westwood, la moda, il rock’n’roll, passioni irrinunciabili dell’artista. Gli eccessi fino a ora immortalati negli scatti fotografici sono trasferiti nelle non-sfumature dei colori, tracciati di onde emozionali che si intersecano fra lo spazio della pittura e il mondo circostante, e che cercano di irradiare lo spettatore con la loro carica positiva e impetuosa.
Un autentico nuovo inizio è quello che si legge tra le righe. Un’apertura al bianco del futuro attraversato dall’arcobaleno del presente e del passato, fatto di spinte vitali e di ricordi bui; un flusso di vita che trapassa anche gli scheletri di ciò che è stato e le cose quotidiane. E il vortice del cambiamento speriamo che aspiri sempre a cose migliori.