Carsten Höller è nato nel 1961 a Bruxelles e vive e lavora tra Colonia e Stoccolma. Ha una formazione scientifica: si è laureato in scienze agrarie e poi specializzato in fitopatologia con una tesi sulla comunicazione olfattiva tra gli insetti. Inizia la ricerca artistica ancora studente, alla fine degli anni Ottanta, introducendo argomenti e procedure scientifiche nell’ambito artistico. Partecipa nel 1983 alla sezione Aperto alla XLV Biennale di Venezia e negli anni successivi espone a Parigi, Lione, Berlino e Kassel.
La sua indagine è focalizzata sull’osservazione del comportamento e delle reazioni umane. I lavori, a carattere ludico e irriverente, invitano lo spettatore all’interazione attraverso la stimolazione psicosensoriale: crea situazioni sperimentali che rendono disponibili esperienze insolite e offrono l’opportunità di giocare con i sensi e di sperimentare stati d’alterazione.
Alla Fondazione Prada Höller presenta >Synchro System<, un circuito sensoriale ed esperienziale, un laboratorio percettivo, una sorta di complessa macchina stimolatrice che si articola in diverse tappe nelle quali lo spettatore è sottoposto a stimolazioni sincronizzate che provocano momentanee deprivazioni sensoriali, allucinazioni, spaesamenti e mutamenti di prospettiva. Ciò che interessa all'artista è destare perplessità, creare una momentanea sospensione delle certezze e un cambiamento delle proprie abitudini percettive.
Il percorso inizia con “Maison Ronquières: the Laboratory of Doubt”, un modello architettonico di una casa di sei piani, collegati tra loro da scale e scivoli. Il lavoro cita gli Scivoli realizzati da Höller alla fine degli anni Novanta, strumenti destinati a suscitare reazioni giocose, sorprendenti e di momentanea euforia. Successivamente si passa a “Light Wall”, una parete di luce lunga diciannove metri, nella quale più di tremila lampadine si accedono ad intermittenza, accompagnate da un sottofondo acustico: la cadenza della luce e del suono provocano allucinazioni visive e stati di leggera ebbrezza.
“Pinocchio Effect”, gioca, invece, sugli effetti della stimolazione elettrica: attraverso un vibratore ad uso medico opportunamente posizionato si ha la sensazione che la forma e le dimensioni del proprio naso si modifichino. Il riferimento alla favola infantile pone l’accento la dimensione ludica dell’esperienza. Il percorso prosegue nel “Gartenbein Corridor”, dove si transita dalla luce all’oscurità: qui è messa in gioco la deprivazione sensoriale e questa sospensione percettiva prelude ad un cambiamento del punto di vista abituale verso la realtà conducendo a “Upside Down Mushroom Room”, un ambiente capovolto dove il pavimento è diventato il soffitto e viceversa, nel quale lo spettatore si trova a camminare, come se fosse a testa in giù, tra funghi rotanti di diverse misure. La sensazione è stupefacente: una visione psichedelica che allude agli effetti dei funghi allucinogeni ma anche agli esprimenti condotti in sede scientifica agli inizi del Novecento da George Stratton, che sperimentò la “visione rovesciata”, corrispondente all’immagine che la retina “vede” realmente prima di essere adattata e corretta dall’azione cerebrale.
Qui come in altri lavori il riferimento ad esperimenti scientifici è costante: come in laboratorio Höller rivela che questo mondo assurdo e strabiliante è una finzione. Il “retro”, il meccanismo dei suoi ambienti stimolanti è esibito, la fonte della seduzione dichiarata: all’artista interessa lasciare visibile la struttura, la costruzione, per demistificare la situazione e rendere consapevole chi guarda del funzionamento per instaurare una dialettica tra seduzione e consapevolezza.
Rossella Moratto
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