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31
gennaio 2014
Fino al 7.III.2014 Maria José Arjona, AGENT/ENCODING/FLOW Prometeo Gallery di Ida Pisani, Milano
milano
La dichiarazione dei diritti umani trascritta attraverso il corpo che danza. Così Maria José Arjona, inaugura la sua personale alla Prometeo Gallery di Milano -
Dagli anni sessanta in poi molte sono state le artiste, da Marina Abramovic ad Annegret Soltau, che hanno usato la performance, e quindi il proprio corpo, come mezzo d’espressione per comunicare in maniera fisica questioni legate alla condizione femminile nella società o più in generale politiche. L’artista e ballerina colombiana Maria José Arjona, classe 1973, di cui la Prometeo Gallery di Ida Pisani ha presentato la performance Agent/Enconding/Flow, ha alle spalle un curriculum che include anche partecipazioni al MoMA e al New Museum di New York, il Madre di Napoli e la biennale di Marrakech e la triennale di Guangzhou/China. Diversamente da altre performer come Gina Pane o Valie Export, o Ana Mendeita, decide di non usare il suo corpo come strumento per dimostrare violenza (con spesso conseguente auto-lesionismo come chiave della performance), ma di focalizzare il suo lavoro sul corpo stesso e su come esso si rapporta con lo spazio ed il tempo, alla ricerca di una relazione universale tra corpo e contemporaneità espressa tramite la danza.
“Agent/Enconding/Flow”, realizzata in collaborazione con la ballerina, anch’essa colombiana, Marvel Benavides, è una performance il quale, forse ambizioso, scopo è di tradurre la Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo in codice Morse attraverso la danza. In un lungo corridoio asettico le due ballerine, vestite entrambe con camicia bianca e pantaloni neri, si muovono creando giochi di luci e ombre con i due proiettori sullo sfondo che trasmettono parole a caratteri cubitali estratte dalla Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo (come ad esempio: SEX, EQUAL RIGHTS, DIGNITY) alternate a immagini del codice Morse. La performance, durata circa trenta minuti, è un alternarsi di ballo lento, in cui le ballerine sono più complici, accompagnato da estratti della dichiarazione letta in francese e musica stile Pink Floyd ad un ballo più dinamico e gestuale, accompagnato da un musica techno, vagamente rave anni ’90.
Maria José Arjona e Marvel Benavides occupano l’intero spazio eseguendo i passi della performance ognuna ad un estremità della stanza, saltuariamente interagendo fisicamente o con lo sguardo con il pubblico, e a tratti sfidandosi e correndosi incontro per poi eseguire dei passi insieme. La scelta della musica, dei costumi e delle proiezioni purtroppo conferiscono alla performance un effetto estetico che smiuisce l’idea ‘politica’ della performance stessa, che diventa accostabile ai momenti appunto ‘politici’di una coreografia di Madonna. Forse un’ironia voluta dall’artista. Nell’insieme la performance risulta armonica ed è forse quando i proiettori vengono tolti che acquista maggiore potenza comunicativa.
La performance inaugurava la personale di Maria José Arjona alla Prometeo Gallery di Ida Pisani, sicuramente una delle mostre più interessanti in corso nella zona Lambrate di Milano, che raccoglie la ricerca e lo studio che hanno portato alla performance: fotografie delle due artiste, studi del codice Morse e una saletta dove sono proiettati tre video che rappresentano diversi modi in cui il corpo può muoversi, da rigido e a scatti, a sinuoso e misterioso.
Victoria Genzini
dal 29 Gennaio al 7 Marzo 2014
Maria José Arjona, AGENT/ENCODING/FLOW
Prometeo Gallery di Ida Pisani
Via Ventura 3, 20134 Milano
orari: lun-ven dalle 10.30 alle 18.30
www.prometeogallery.com