La personale di Riccardo
Gavazzi (Cernusco
sul Naviglio, Milano, 1982; vive a Cassina dé Pecchi, Milano) è quello che può
definirsi un buon punto di mediazione fra nostalgia figurativa e doti seduttive.
Davanti alle sue opere sono queste prerogative a emergere per prime. In lui
paiono rivivere le costanti dell’artista d’altri tempi: la spiccata aderenza
alla figurazione totale delle realtà si affianca a un sorprendente uso del
mezzo pittorico e grafico che, sopraffatto da un prepotente estro creativo e
spaziale, non tralascia la vivace capacità di rapportarsi ad altre vie, come
quella installativa, particolarmente affascinante nella mostra presso la
Galleria delle Battaglie. Non si tratta di una questione di poco conto, per un
artista nemmeno trentenne.
Nel ciclo pittorico Mattatoio la crudezza della rappresentazione
fa pensare a una visione matura: vi è un disincanto negli scorci sordi,
nell’ampiezza sicura del tratto, che fa presupporre uno sguardo ben più
navigato, conscio, memore delle sanguinolente carcasse baconiane. Pure la
scelta di formati importanti come questi sembra confermare una sicurezza
consona a pochi. Sono semmai le campiture che fanno da sfondo a queste mutilazioni
– variazioni di arancioni acidi e grigi sgocciolanti, la porpora che si
raggruma come sangue – a suggerire un animo fuggevole, in meditazione e in
maturazione.
Se dalla tela infatti Gavazzi sembra
buttarsi senza remore sulla materia a colpi di copiose pennellate, è grazie
alle sue Animule
in ferro che si può apprezzare a tutto tondo l’attitudine a manipolare
materiali diversamente duttili, come il ferro, in modi ricercati. E pacati, se
vogliamo. Le farfalle penzolano al pari di un ricamo, delicate nello spazio
come una calligrafia sottile dai colori fosforescenti; imitano il volo ma
sembrano congelate nelle loro teche di plexiglas.
Ed è forse proprio questo
dondolare fra slancio e morte il filo conduttore di tutta la mostra: nei Senza
titolo dell’ultima
sala il tratto grafico deciso si impone perentorio, a far volare sospesi porci
senza ali che sembrano precipitare da un unico vertice, per poi mutare in un
essere multicefalo che si libra senza mai toccare terra. L’aria serena dei
grugni, un tetraedro di espressioni inconsapevoli di carne mandata al macello.
E poi quelle teche in plexiglas che impediscono di spiccare il volo, urne
aperte sul mondo ma immobili sullo stesso baricentro: possono girare solo su
loro stesse. La leggerezza che richiamano è quella della primavera, ma le
trasparenze che le accolgono raccontano una silenziosa prigionia.
La predilezione per la dimensione
animale rivela un interesse per l’indicibile e Gavazzi impone a esseri muti il
compito dei messaggeri.
renata mandis
mostra visitata il 9 marzo 2010
dal 27 febbraio al 7
aprile 2010
Riccardo Gavazzi – Mutatio
a cura di Marina Mojana
Galleria delle
Battaglie
Via delle Battaglie, 69/a – 25122 Brescia
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-12.30 e 16-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0303759033; info@galleriabattaglie.it; www.galleriabattaglie.it
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