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24
luglio 2008
fino al 7.IX.2008 Joseph Koudelka Milano, Spazio Forma
milano
A quarant’anni dall’invasione sovietica di Praga, il toccante reportage fotografico di quelle giornate. L’opera clandestina di un acerbo Koudelka, divenuto poi un big della Magnum. Un documento storico e artistico d’eccezione...
Joseph Koudelka (Boskovice, 1938; vive a Parigi), giovane ingegnere aereonautico e fotografo cecoslovacco, tornò a Praga il giorno prima dell’invasione sovietica, il 20 agosto 1968.
Benché fosse abituato a ritrarre i drammi fittizi dei teatri d’avanguardia e a osservare la vita nomade degli zingari e fosse del tutto ignaro dei meccanismi di reportage di guerra, riuscì a tradurre nei suoi scatti tutto il sentimento di sgomento e terrore dei praghesi provato nei confronti dell’irruzione alleata (“Vcera drazi-dnesta vrazi / Ieri cari-oggi assassini”). Delle molte testimonianze di quei momenti, la sua fu riconosciuta come la più completa: non solo cronaca, ma cosciente opera artistica. Erano infatti la composizione di geometrie di stampo classico e l’uso spregiudicato della prospettiva ad aggiungere quel carattere e quella forza comunicativa alle immagini.
L’irruzione dei russi fu dettata dal timore delle ripercussioni che la Primavera di Praga (moto spontaneo di democratizzazione sociale e politica iniziato nel febbraio ’68 con l’abolizione della ventennale censura) avrebbe potuto provocare all’interno dell’impero. I molteplici ammonimenti di Brežněv al Partito Comunista Cecoslovacco (tenuti per lo più sotto silenzio), giudicato incapace di soffocare la circolazione di idee sovversive, trovarono la loro unica soluzione nei carri armati. L’indecisione di Dubček, in bilico tra la soddisfazione dell’opinione pubblica e del Cremlino, fu vista come un tradimento su entrambi i fronti. A salvare lui e la frangia progressista del partito fu la dichiarazione di illegittimità dell’intervento sovietico cui seguì il loro arresto.
L’esigenza di attribuire alle figure del potere la responsabilità di una libertà negata si legge nelle scritte che correvano lungo i muri della città: “Dubček vás nevolal, táhněte za Ural! / Dubček non vi ha chiamati, ritornate al di là degli Urali!”, “Socialismus ano, okupace ne!!! / Socialismo sì, occupazione no!!!”. Lo si percepisce dalla cronaca figurata di una resistenza dove civiltà e orgoglio patriota impersonificavano i toni della reazione popolare: la rinuncia alla manifestazione di Piazza Venceslao, lasciata deserta per non dare adito alla repressione, le targhe dei collaborazionisti trascritte sull’asfalto, i nomi delle vie cancellati per disorientare gli occupanti, le marce pacifiche di fronte a radio e agenzie di stampa illustravano le tappe della “Pasivní resistence”.
Il reportage, circolato clandestinamente fuori dal confine cecoslovacco, venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1969 dalla Magnum, sotto lo pseudonimo di PP (fotografo praghese) e premiato con la medaglia d’oro Robert Capa; solo nel 1984, in occasione della grande mostra alla Hayward Gallery di Londra, Koudelka poté riconoscerne pubblicamente la paternità.
L’allestimento da Forma, curato dall’artista, presenta tutte le fotografie su panelli bianchi che, come un libro aperto, permettono di sfogliare con gli occhi quelle pagine di storia. A mancare sono le stampe vintage, che avrebbero reso ancor più palpabile la verità di quell’esperienza.
Benché fosse abituato a ritrarre i drammi fittizi dei teatri d’avanguardia e a osservare la vita nomade degli zingari e fosse del tutto ignaro dei meccanismi di reportage di guerra, riuscì a tradurre nei suoi scatti tutto il sentimento di sgomento e terrore dei praghesi provato nei confronti dell’irruzione alleata (“Vcera drazi-dnesta vrazi / Ieri cari-oggi assassini”). Delle molte testimonianze di quei momenti, la sua fu riconosciuta come la più completa: non solo cronaca, ma cosciente opera artistica. Erano infatti la composizione di geometrie di stampo classico e l’uso spregiudicato della prospettiva ad aggiungere quel carattere e quella forza comunicativa alle immagini.
L’irruzione dei russi fu dettata dal timore delle ripercussioni che la Primavera di Praga (moto spontaneo di democratizzazione sociale e politica iniziato nel febbraio ’68 con l’abolizione della ventennale censura) avrebbe potuto provocare all’interno dell’impero. I molteplici ammonimenti di Brežněv al Partito Comunista Cecoslovacco (tenuti per lo più sotto silenzio), giudicato incapace di soffocare la circolazione di idee sovversive, trovarono la loro unica soluzione nei carri armati. L’indecisione di Dubček, in bilico tra la soddisfazione dell’opinione pubblica e del Cremlino, fu vista come un tradimento su entrambi i fronti. A salvare lui e la frangia progressista del partito fu la dichiarazione di illegittimità dell’intervento sovietico cui seguì il loro arresto.
L’esigenza di attribuire alle figure del potere la responsabilità di una libertà negata si legge nelle scritte che correvano lungo i muri della città: “Dubček vás nevolal, táhněte za Ural! / Dubček non vi ha chiamati, ritornate al di là degli Urali!”, “Socialismus ano, okupace ne!!! / Socialismo sì, occupazione no!!!”. Lo si percepisce dalla cronaca figurata di una resistenza dove civiltà e orgoglio patriota impersonificavano i toni della reazione popolare: la rinuncia alla manifestazione di Piazza Venceslao, lasciata deserta per non dare adito alla repressione, le targhe dei collaborazionisti trascritte sull’asfalto, i nomi delle vie cancellati per disorientare gli occupanti, le marce pacifiche di fronte a radio e agenzie di stampa illustravano le tappe della “Pasivní resistence”.
Il reportage, circolato clandestinamente fuori dal confine cecoslovacco, venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1969 dalla Magnum, sotto lo pseudonimo di PP (fotografo praghese) e premiato con la medaglia d’oro Robert Capa; solo nel 1984, in occasione della grande mostra alla Hayward Gallery di Londra, Koudelka poté riconoscerne pubblicamente la paternità.
L’allestimento da Forma, curato dall’artista, presenta tutte le fotografie su panelli bianchi che, come un libro aperto, permettono di sfogliare con gli occhi quelle pagine di storia. A mancare sono le stampe vintage, che avrebbero reso ancor più palpabile la verità di quell’esperienza.
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Joseph Koudelka – Invasione Praga ’68
Spazio Forma – Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 (zona Bocconi) – 20136 Milano
Orari: da martedì a domenica ore 11-21; giovedì e venerdì ore 11-23
Ingresso: intero € 7,50; ridotto € 6
Catalogo Contrasto, € 40
Info: tel. +39 0258118067; info@formafoto.it, www.formafoto.it
[exibart]
PER NON DIMENTICARE ANCHE UNA POESIA
I RAGAZZI DI
PRAGA
21 agosto 1968
I ragazzi di Praga
al suono di nuove chitarre
ballavano ieri lo shake,
oggi si sono seduti
a catena sul selciato
innanzi ai cingoli
del carro armato
e le chitarre suonano
canti di dispetto
e di dolore
contro l’invasore.
Le ragazze di Praga
oggi non ballano
danze erotizzanti,
ma sono più leste
con la minigonna
nel correre incontro
alla morte ed innalzare
una bandiera
e l’intesa con i loro compagni
è in un sorriso.
Tutto il mondo
ha parlato
dei ragazzi di Praga,
ma sempre senza
mai alzare troppo
la voce:
per non disturbare
chi “in casa propria”
può ammazzare
anche il fratello?
I ragazzi di Praga
non ballano oggi lo shake,
oggi si sono seduti
accanto ai feretri
dei loro caduti
e chiedono ”Perché, compagno?”
al soldato di Mosca
che non può spiegare
e si guardano
senza parlare.
da
Antonio Pisanti, “Amore e contestazione”
Poesie – Ed. Glaux, Napoli 1969, esaurita
Per Exibart è importante ricordare che il volume dal quale è tratta la poesia di Antonio Pisanti
I RAGAZZI DI PRAGA
è illustrato da LUIGI MALICE
L’arte in tutte le sue manifestazioni ha sempre contribuito e può contribuire alla salvaguardia dei diritti civili.
Grazie Joseph!