Schegge di latente ambiguità, sottili come il frammento di un’unghia assassina rinvenuta sulla scena del crimine. Nel 2003, l’impercettibile traccia della mano che aveva ucciso una giovane donna tenne l’opinione pubblica americana con il fiato sospeso per una settimana: secondo un quotidiano, la prova che inchiodava alla sbarra il produttore miliardario dei Beatles, Phil Spector, era “un oggetto piatto, di colore bianco e di forma irregolare”, tenuto nascosto dal suo spregiudicato avvocato durante il processo.
In Spector, la personale di Clément Rodzielski (Albi, 1979; vive a Parigi) alla galleria di Federico Bianchi, curata da Joanna Fiduccia, l’Oggetto piatto, di colore bianco e di forma irregolare # 1 e #2 (2009) è, nell’ordine, il titolo di due opere affiancate, che non sono due oggetti ma due stampe, con sopra incollati due oggetti di forma irregolare sì, ma non bianchi né tantomeno piatti.
La rete di sapienti concatenazioni del giovane talento, che in aprile espone nella capitale francese, al Palais de Tokio, prosegue con il richiamo al pionieristico scatto aereo Photographie par cherf-volant, sorprendentemente riuscito nel 1888 ad Arthur Batut grazie al trucco (e il visitatore se ne accorge solo dopo qualche minuto di perplessa osservazione) dell’aquilone su cui era stata montata la macchina.
L’ingegnosa foto, leitmotiv della mostra, apre il percorso d’installazioni. Si replica nelle stampe. Sbuca maliziosamente da dietro le tele nere o negli squarci della superficie gommosa, strappata come da un’unghia. Allude al tema centrale della bugia consapevole, che nella raffinata rappresentazione di Rodzielski è parte ingannevole e fondante la realtà: tanto più efficace quanto risultato di un’intelligenza elegante e amorale, talvolta criminale.
L’artista – che, con una tecnica ibrida, traduce materiale a buon mercato tratto da pubblicità, siti internet e riviste della cultura di massa in opere concettuali – non aggiunge nulla all’oggetto: prova ne è il suo singolare
Magazine découpé (2009), ottenuto ritagliando “Vogue” pagina su pagina, fino a ricavarne la chiave per una sofisticata narrazione. Tutto è già dentro: le immagini dei furbi
advertisement sui media sono copie industriali prive di originale, allitterate all’infinito.
Eppure, come in
Senza titolo (Jean-Louis Murat) o in
Senza titolo (Cavalli) (2009), nella loro logica ripetitiva ma ribaltata, i poster attirano lo spettatore a perdersi nel vuoto dei non-luoghi contemporanei. Gli azzeccati giochi di specchi di Rodzielski ammoniscono chi guarda: nel calcolo accurato e malvagio dell’uomo si annida l’insidia. L’abilità sta nel coglierla.
barbara ciollimostra visitata il 26 marzo 2009
dal 7 marzo al 7 maggio 2009
Clément Rodzielski – Spector
a cura di Joanna Fiduccia
Federico Bianchi Contemporary Art
Piazza Manzoni, 2 – 23900 Lecco
Orario: da martedì a venerdì ore 15-19.30; sabato ore 10.30–19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0341282902; info.lecco@federicobianchigallery.com; www.federicobianchigallery.com[exibart]