Viste da lontano, magari dal cortile dove si affaccia con ampie vetrate la galleria Nowhere, sembrano composizioni astratte. Punte corpose di colore che formano insieme una macchia vagamente conica, dispersa su uno sfondo totalmente nero. Quando ci si avvicina le macchie diventano più distinte e si riconosce in alcune di loro una rosea testa umana, in altre un approccio di indumento, in altre ancora scalini e striscioni. Nella forma conica appare alla fine l’interno di uno stadio. Vi si scorgono leggeri ondeggiamenti, energie rinchiuse, movimenti frenati nelle masse di colore ancora informi. I personaggi di Pier Paolo Maggini sono tutti uniti in attesa di una liberazione, di uno scatto del tempo, di una ridefinizione delle proprie fattezze. Questa agitazione sottocutanea della tela viene espressa nella metafora dell’attesa sportiva. Attesa di una vincita o di una perdita, o semplicemente di un fischio finale, per mettere a freno la tensione. Da questo tenere il fiato sospeso di un’intera collettività deriva il titolo della mostra. Ma esso non si riferisce solo ad un’attesa umana. Attraversa anche altri mondi e dimensioni insolite, come le discariche di rifiuti, che aspirano a trasformarsi in qualcos’altro con l’aiuto del tempo. O degli spezzoni di paesaggio che attendono di essere scongelati dall’innaturale fermezza cui il dipinto li ha costretti. Le opere hanno varie dimensioni, sono disposti per ciclo, dai rifiuti ai paesaggi passando per gli stadi, che sono le tele di dimensione più grande, quasi a voler sottolineare l’importanza maggiore dell’unico luogo della mostra animato dalla vita.
La divisione a settori della galleria ha come effetto di insieme quello di un piccolo specchio del mondo, diviso tra natura, umanità e quello che resta alla fine di entrambi. Ma lo stesso concetto di attesa richiama anche alla speranza. Alla fine di un’agonia, di una mobilità stagnante e soffocante, di un abbandono e degrado presente nella discarica, ci si aspetta di ritornare ancora di volta in vita per ricominciare il ciclo.
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carolina lio
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Bravo Pier Paolo! Eravamo davvero in "attesa" di qualcosa capace di distinguersi dalla troppa pittura molle e stucchevole che c'è in circolazione...
e vabbuò Carolì. Ma le informazioni minime ce le vuoi dare? Che è?? Pittura a olio, acrilico, serigrafia, stampa digitale? boh