Nelle
opere di
Filippo La Vaccara (Catania,
1972; vive a Milano) si assiste all’epifania di una dimensione che abbraccia un
orizzonte onirico, immerso in un’atmosfera misteriosa e sospesa.
“Il
termine che preferisco”, afferma
l‘artista siciliano,
“è apparizione. Quindi visione e apparizione.
L’apparizione è immagine unica, che è la cosa che più ricerco. Un’immagine
unica, ferma, un frame, un’immagine che da sola sia in grado di scatenare un
meccanismo percettivo, che, semplicemente, funzioni”.
Le
opere di La Vaccara non intendono quindi aderire a una dimensione narrativa:
sono prive di una caratterizzazione temporale vera e propria, e il mondo da
esse rappresentato risulta autonomo rispetto a una scansione cronologica e
autosufficiente nel suo svelarsi
hic et nunc. L’accesso a questo mondo è previsto secondo due
percorsi differenziati, che si articolano nelle due gallerie che ospitano
l’artista.
Claudia
Gian Ferrari sceglie di seguire un criterio tematico unitario, in cui tre dei
cinque lavori esposti fanno riferimento all’ambito musicale. In queste opere si
possono rinvenire due delle molteplici influenze dell’artista catanese: la
fotografia, per l’esplicito ricorso alla rappresentazione del dettaglio, il
primo piano di un volto, una mano che pizzica le corde di una chitarra; e la
Transavanguardia, per la capacità inventiva e la libertà della creazione
pittorica.
Questi
lavori registrano una prevalenza dell’aspetto lirico e poetico, mentre negli
spazi di The Flat, che ospitano un numero maggiore di opere, l’accento è posto
maggiormente sulla dimensione onirica e surreale.
Ritroviamo
influssi del linguaggio rappresentativo degli
ex voto per l’isolamento della scena e per l’efficace
sintesi comunicativa; dell’illustrazione, non per un cedimento all’aneddotico
ma per la qualità miniaturistica di certi passaggi pittorici; del Realismo magico,
per il carattere fiabesco; e del Surrealismo di derivazione magrittiana, per la
presenza di elementi capaci di generare un senso di spiazzamento e mistero, che
non si esplicitano in maniera manifesta, ma solo dopo un’indagine attenta.
L’idea
di un’evanescenza dell’immagine costituisce uno dei cardini attraverso il quale
si compie la ricerca dell’artista. Alcune figure presentano parti trasparenti,
in certi casi a ricordare la loro alterità, il loro appartenere a un’altra
dimensione, e in altri a porre l’accento sulla pratica pittorica, sulla sua
capacità di far emergere e rendere visibile, anche solo velatamente. Laddove le
figure risultano ben definite, il senso di sospensione e mistero è conferito
dall’orizzonte favolistico e irreale nel quale sono immerse.
La
ricchezza e la complessità di questi elementi costituisce la trama invisibile
di Filippo La Vaccara. Una trama che appaga la vista e coinvolge le facoltà
immaginative; una trama dalla quale è un grande piacere lasciarsi avviluppare.