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fino al 7.XI.2009 | Valerio Adami | Milano, Fondazione Marconi

di - 6 Ottobre 2009
Il ciclo Abitanti del Museo si apre con Valerio
Adami

(Bologna, 1935; vive a Parigi e Meina, Novara), che negli anni ‘60, mentre si
glorificava a Venezia (Biennale del 1964) il fenomeno della Pop Art, impugnava
matite e pennelli in una sintesi pittorica di tradizione e innovazione, dando
vita a una suggestiva lettura che smembra e ricompone la realtà in chiave
impulsiva, emotiva, esoterica.
Una sorta di pop-cubismo-magico, che trova in
vari suoi contemporanei un’interpretazione variegata e turbolenta del rapporto
dell’individuo col mondo, tensione e inquietudine, catastrofe preannunciata,
eroi domestici in una “mitologia del quotidiano”, per dirla alla Gérald
Gassiot-Talabot
.
I due piani della galleria ospitano acrilici
su tela e matite su carta. Opere di punta sono l’Uovo Rotto (1964), ironica,
precaria ed esplosiva relatività della realtà e del pensiero stesso, e H.
Matisse che lavora a un carnet de dessins
(1966), che si muove sul terreno
psicanalitico, in cui gli strumenti del disegno e della pittura sono simbolici
della sessualità dell’artista.
Nelle opere di Adami, dita, bocche, sedie e
indumenti diventano sintetici ed eloquenti simboli in reciproca attrazione, pur
mantenendo un’identità forte, delineata dai netti contorni neri che delimitano
campiture cromatiche piatte. Compaiono tratteggi che incrementano il senso di
tensione verso una fusione, in infinito divenire.

Adami compie un’analisi sul rapporto tra
essere, esseri umani e ambiente. Non possiamo fare a meno del contesto in cui
siamo inseriti: interagiamo e “siamo” in relazione ad esso. Ne è esempio Fusione
di una testa e di una finestra
, rilettura futurista che omaggia Boccioni, indiscutibile
riferimento dell’artista. Sembra ci sia una netta differenziazione tra
soggetto, generalmente disposto al centro della tela, e scena, uno sfondo con
stanze domestiche o spazi aperti. Ma la rottura ha luogo in un terreno
irrazionale e onirico, che riprende e sviluppa le riflessioni cubiste e
surrealiste.
Testimone della quotidianità, l’artista
traduce le segrete pulsioni, l’impeto di possesso e predominio dell’individuo
su ciò che ha intorno. Alain Jouffroy rende con ineguagliabile lucidità l’azione dell’artista,
e vale la pena citare le sue parole: “Considero Valerio Adami come un pittore
dell’espropriazione del reale: invece di inginocchiarsi di fronte alle immagini
della società industriale, le polverizza, le riduce in pezzi, le violenta ed è
in questo stupro che risiede l’arte di Adami
”.

E pur essendo così innovativo nei ‘60,
l’artista trova ancora oggi terreno fertile nell’estetica che chiamiamo
genericamente New Pop, con richiami ai cartoon vintage e quel gusto
ermetico-metafisico, libera espressione del visionario subconscio dell’artista.

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Adami alla Fiac 2005

nila shabnam bonetti
mostra visitata il 17 settembre 2009


dal 17 settembre al 7 novembre 2009
Abitanti del museo n. 1 – Valerio Adami
Fondazione Giorgio Marconi
Via Tadino, 15 (zona Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo con testi di Alain Jouffroy
Info: tel. +39 0229419232; fax +39 0229417278; info@fondazionemarconi.org; www.fondazionemarconi.org

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