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fino al 7.XII.2003 | Naturalismo Padano | Lissone (mi), Civica Galleria d’Arte Contemporanea

di - 28 Novembre 2003

La collezione Boschi-Di Stefano consta di ben 2200 pezzi, ospitati nella casa-museo in un palazzo progettato da Piero Portaluppi. A Lissone si attinge a quel tesoro per fare una panoramica su certi anni ‘50 milanesi, illustrati puntualmente qualche mese fa da Claudio Spadoni in occasione di una mostra alla Gam di Torino.
In una grande concentrazione spazio-temporale, vennero ripensati gli stilemi paesaggistici ottocenteschi, in direzione risolutamente moderna e con esiti strabilianti. Anche grazie al supporto critico di Roberto Longhi, Francesco Arcangeli, Giovanni Testori e Marco Valsecchi, nonché al sostegno della galleria Il Milione di Ghiringhelli e Carrà, il “naturalismo padano” va annoverato fra i (non) movimenti più importanti del secondo dopoguerra italiano.
Nella Pinacoteca di Lissone sono in mostra 54 opere comprese nel ventennio 1940-50. Si comincia con le ampie pennellate di Bruno Cassinari, in due Paesaggi del 1945. Già a partire dall’anno seguente, nelle tele di Giuseppe Ajmone, le distese di colore divengono quasi campiture informali. Così in Pietro Giunni, che in un Paesaggio del 1947 comincia a sperimentare la matericità dell’impasto. Di Alfredo Chighine , che attraversa quasi tutte le soluzioni formali di quel milieu, sono esposti ben dodici lavori, tra sui una delicata Composizione su ocra (1955). I pastelli di Ennio Morlotti – quattro Paesaggi del 1954, campioni di quel che Giovanni Testori definì “naturalismo di partecipazione” – mostrano il côté cromaticamente più gaio del “gruppo”, mentre ancora il colore, ma incendiario e disposto con furia, è protagonista in Nascita del paesaggio (1956) di Sergio Vacchi. Le prime tele di Arturo Carmassi ricordano Morlotti, anche se il suo cromatismo si declina in uno spettro più ampio, per poi approdare a un violento informale, materico e vacchiano. Estremamente interessanti dal punto di vista tecnico, alcuni lavori di Aldo Bergolli: Composizione (1954), con grumi di colore che estremizzano la generale matericità; Paesaggio (1958), ove il colore viene apposto direttamente dal tubetto, imprimendo “scarabocchi” gestuali di fluida tensione. A quest’ultima soluzione in-formale era già approdato Cesare Pevarelli nel 1952, in concomitanza con la realizzazione di alcuni raffinati Paesaggi giapponesi. Due Paesaggi di Bepi Romagnoni traghettano alla rarefazione di forme delle prove di Rodolfo Aricò: tre tele del 1958 che si dirigono all’interno, in due Nature e un Paesaggio chiuso. Al contrario, e concludendo, i blu intensi e vivaci di Gianni Dova: Composizione all’aperto (1955), con occhi gialli a baluginare improvvisamente; Vita nello stagno (1955), con gocce smaltate a rendere “verosimile” il soggetto; e Vulcano (1956), letterale deflagrazione d forze implodenti, autentico “botto” finale per una mostra assai istruttiva.

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Naturalismo Padano nella Collezione Boschi-Di Stefano
A cura di Flaminio Gualdoni
Civica Galleria d’Arte Contemporanea
Viale Padania, 6 – Lissone (Milano)
Orario: martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19; mercoledì e venerdì dalle 15 alle 19
Ingresso gratuito
Informazioni: tel. 039-2145174 / 039-7397227; fax 039-461523; mailto:pinacoteca@comune.lissone.mi.it; www.comune.lissone.mi.it
Catalogo euro 15, testi di F. Gualdoni e R. Ghiazza, con un’intervista di L. Sansone a Giuseppe Ajmone


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