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fino al 7.XII.2009 | Michael Rotondi | Milano, Area B

di - 4 Dicembre 2009
“I’m not a writer, I’m a collector”. Così, nel film Everything is
illuminated
,
Jonfan si presenta ad Alex a bordo di una Trabant, rivelando la sua sindrome da
collezionista, che lo spinge a raccogliere indiscriminatamente oggetti e a
installarli a parete in sacchetti di plastica sigillati, a comporre un materico
albero genealogico fatto di “cose di famiglia”.
L’ultimo esito della produzione di Michael Rotondi (Bari, 1977; vive a Milano)
assomiglia, per attitudine e allestimento, alla “rigida ricerca” di Jonfan: un
percorso a ritroso nella propria storia personale in seno a una “famiglia”
trasversale, che ha condiviso passioni, culti musicali ed esperienze di
passaggio.
Dipanato su una grande superficie, il site specific Pieces
of people we love

composto da oggetti personali, memorabilia lowbrow e piccoli cammei grafici e
pittorici – è forse l’intervento più riuscito: una camera d’adolescente esplosa
e congelata sulla parete vuota. Rotondi esplora da qualche anno la via
installativa, componendo object trouvé che conosce in realtà alla perfezione: i detriti
di uno spazio intimo, quello della costruzione dell’identità,
dell’introspezione e dell’autocoscienza di una fase della vita, forse protratta
per sempre, in cui quello che c’è dentro passa per quello che si mostra fuori.
Pieces of people we love è un relativo
minore delle installazioni di Tracey Emin
: un’affine
idea di lavoro assemblativo e la medesima integrazione di lavoro e vita
personale di My Bed del ’98, in
cui bandiere, manifesti, locandine e sticker
sostituiscono preservativi
usati e lenzuola sporche.

Quell’ottima sporcizia che Rotondi rivaluta
nell’installazione non convince nel lavoro pittorico, il cui tratto grezzo e
istintivo rimane nell’apparenza di un candore adolescenziale provocatorio. A una
pittura ad acrilico un po’ stanca e dal profilo commerciale – una per tutte: la
coverizzazione su “commissione” di album importanti, che risulta forzata e
impoverente – si oppone un lavoro grafico fresco e curato. Non è un caso che la
serie in grafite e inchiostro su carta Italy now scavalchi, con un solido bianco e
nero e qualche guizzo in più nella scelta dei soggetti, i tentennamenti delle
tele.
Ingabbiato da una critica che lo vuole immerso per
facilità in una matrice esclusivamente musicale, Rotondi viene annoverato tra
le fila di un fantomantico italian newbrow, opposto all’ancien
régime

del concettuale, dichiarandolo morto nel momento di una sua evidente
rifioritura tutta italiana. Ma in fondo sono lontani i tempi della mostra
padagogica Parallel of Life and Art
di Paolozzi, in cui il pop segnava
davvero un nuovo cammino. Forse sarebbe più produttivo rinunciare alla
ghettizzazione
e
ricredersi sui giudizi di valore e le gerarchie in arte.

Tra lavori che tradiscono un’esitazione ed esperimenti
grafici e installativi promettenti, Rotondi è forse più adulto di quanto ci si
voglia far credere. D’accordo sugli impulsi adolescenziali, ma in un età in cui
iniziano a sedimentare e fare da suolo a esigenze nuove. Che resti la punk
attitude
. Anche,
e soprattutto, nel rifiuto dei compromessi. Perché un adolescente che matura
bene non è una perdita, ma una conquista.

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Rotondi
a Livorno

simone frangi
mostra visitata il 19 novembre


dal 12 novembre al 7 dicembre
2009
Michael Rotondi – Roll over
Rotondi
a cura di Ivan Quaroni
Galleria Area B
Via Balbo, 3 (zona Bocconi) – 20136 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-17
Ingresso libero
Info: tel. +39 0258316316; fax +39 0258316348; info@areab.org;
www.areab.org

[exibart]


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