02 dicembre 2004

fino al 8.I.2005 Luciano Ventrone – Xenia Milano, Galleria Forni

 
Perfette, più che reali. Scolpite da una luce gelida, elettrica, evanescente. Ritratti di una natura impeccabile. Still life alla maniera antica. Che evocano suggestioni fuori dal tempo…

di

Non si può parlare di Realismo e neanche di Iperrealismo perché Luciano Ventrone presenta un ciclo di nature morte assolutamente avulse dallo spazio e dal tempo. Manca innanzitutto il concetto di vanitas tanto caro alla pittura antica, ma mancano anche i segni della vita: ogni frutto è splendido, lucente, perfetto. Ventrone non dipinge nature morte bensì rappresentazioni dell’idea – platonicamente intesa – di natura morta. Sono immagini che lasciano interdetti: forse si può parlare ancora d’Iperrealismo, ma questa volta in un’accezione diversa: non tanto nel significato più diffuso di “più reale del reale”, quanto in quello meno scontato di “più perfetto del reale”.
E parlando di “realtà” si arriva presto a parlare ovviamente di Caravaggio, e non a caso. Non si può, infatti, non prendere in considerazione quell’attento studio sul vedere che a quattro secoli di distanza ha condotto Ventrone a risultati così divergenti rispetto a quelli del noto pittore del sedicesimo secolo. Eppure, aldilà di questi ovvii riferimenti storicistici, quando si cita Ventrone si dovrebbe citare anche e sempre Irving Penn.
Gli Still Life di Irving Penn sono le nature morte di Ventrone, e viceversa. La precisione impeccabile dei negativi di grande formato di Penn è la medesima delle nature morte di Ventrone, ma esasperata, perché, questa volta, creata dall’uomo. La luce, elettrica e nello stesso tempo evanescente, illumina con lo stesso imparziale distacco gli still life di entrambi gli artisti e ogni cosa è perfettamente a fuoco, congelata dal colore dei neon. Un bianco o un nero uniformi avvolgono il tutto negando ogni spazialità.
luciano ventrone
Eppure Penn, a differenza di Ventrone, torna a mettere in scena il concetto di vanitas. Ma il contesto contemporaneo non permette grandi divagazioni e, il più delle volte, neppure grandi riflessioni: subito la vanitas di Penn si carica dei toni caustici dell’impossibilità di esistere. Ventrone non cede neanche a questa tentazione. E le sue opere rappresentano innanzitutto l’espressione intellettuale di una precisa idea del dipingere e del vedere.

francesca mila nemni
mostra visitata il 20 novembre 2004


Luciano Ventrone – Xenia
Studio Forni, Fatebenefratelli 13, forni.mi@iol.it , +39 0229060126 (info), +39 0263610498 (fax) orario: 10/13 – 16/19,30 Chiuso domenica e lunedi’


[exibart]

1 commento

  1. E’ davvero incredibile. Le foto non rendono nemmeno la metà della sua bravura. Non sono mai riuscita ad apprezzare bene le nature morte, anzi, direi tutto il contrario. Però le sue le ho viste quasi un anno fa e ancora le ho ben impresse.

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