Preziosi anelli su viscidi tentacoli di polipo, ma ci sono gioielli anche per un pesce: all’imboccatura della pinna o tra i denti di un barracuda. E ancora: centopiedi su luminosi bracciali d’oro. Contrasti tra gli oggetti pregiati creati dall’uomo e la natura. Il tutto però in una dimensione assolutamente artificiale, Innatural, come indica il titolo stesso della mostra e il ricercato catalogo edito da Contrasto.
Prosegue dunque la ricerca di Giampaolo Barbieri (Milano, 1938) in mondi distanti: qui alle isole Seychelles (in collaborazione con la maison Pomellato) evoca Gauguin. Lo fa con immagini spesso replicate due o tre volte, un bianco e nero dalle sfumature brune, castagno, ricavate da negativi polaroid, un’ulteriore sottrazione di respiro, di vitalità. Perché qui tutto è morto, pesci, insetti, aragoste, fiori recisi, caschi di banane a terra. In terre rigogliose, fiori turgidi, carnosi, animali dalle forme e dalle proporzioni speciali, il movimento è assente, non ci sono colori, tutto è come fosse già memoria di qualcosa che è stato.
La fashion editor del Corriere della Sera Giusi Ferré chiude la presentazione del volume ricordando il perfetto senso estetico di Barbieri, grandissimo come fotografo di moda, noto in tutto il mondo: uno sguardo sempre limpido, originale, le luci perfette, sottolineando come riesca a tramutare “questi animali, che tanto miti non sono, con le loro chele, denti e pungiglioni, in figure mitiche, in dèi benevoli della bellezza. Il sogno dei tropici, senza timori o affanni”.
In verità l’impressione è di un sogno perduto, gli stessi dèi solo ricordi raggelati, fermi per sempre in un destino d’immobilità. Prevale -questa è l’impressione- un sentimento cupo di passività, in cui la cultura dell’uomo è dominante al punto da pietrificare la vita, bloccare per sempre. O moltiplicare anche, ma in un ritmo comunque di formale staticità.
Possibili riferimenti per affinità tematica due Young British Artists: Marc Quinn e Damien Hirst. Erba e vegetazione nel silicone e al freddo oltre il tempo che scorre, nel caso del primo, formaldeide per rendere esteticamente affascinante in ciò che pulsa, respira, muta, cresce, ed è invece ormai solo esistenza conclusa, per il secondo. Per Barbieri è lo scatto fotografico, da sempre avvertito come possibile magia che ruba la vita, a trasmettere un particolare sentimento d’inquietudine. Con la vana consolazione delle pietre e dei sontuosi ori d’ornamento.
valeria ottolenghi
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Che palle! la mitizzazione dell'oggetto, l'attribuzione di carisma usando il parallelo con gli aspetti più appariscenti e aggressivi della natura. Pubblicità commercio, moda... è questa l'"arte contemporanea"?
a quando una bella retrospettiva dei cataloghi postal market o delle creazioni di rakam? ma la triennale deve proprio essere monopolio degli arraffoni della moda?
o tempora o mores...