Il Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti, seminario di perfezionamento estivo dedicato ai nuovi linguaggi artistici, è diventato ormai un passaggio obbligato per molti degli artisti giovani più interessanti. La presenza di un personaggio magnetico e coinvolgente quale Marina Abramovic, visiting professor di quest’anno, ne intensifica se possibile la risonanza e valenza.
Guru della body art, l’arte estrema in cui l’artista espone e mette in gioco tutto se stesso e il proprio corpo, la “nonna della performance”, come lei stessa si definisce, ha tenuto un workshop di tre settimane incentrato sulle tecniche di meditazione, di controllo del respiro e del corpo, attraverso una pratica quotidiana di esercizi fisici. Tema centrale del corso è stata l’energia, intesa come connubio tra concentrazione e forza. Il lavoro sul corpo, con discipline e tecniche provenienti dalla
saggezza orientale, è preparatorio, propiziatorio alla venuta dell’idea, alla creazione artistica: “Io lavoro molto sul mio corpo per essere pronta a ricevere un’idea. Il corpo è una casa. ecco perché faccio tanti esercizi, mangio cibo puro, elimino gli ostacoli. Per tenere la casa pulita. Il corpo è un destinatario”. A questa fase di purificazione e concentrazione, ne è seguita un’altra di espressione dell’energia accumulata, attraverso la discussione delle proposte degli allievi raccolte nella Banca delle Idee e la successiva loro realizzazione per la Mostra di fine corso.
In occasione dell’inaugurazione della mostra gli allievi hanno eseguito delle performances. La performance è “qualcosa di mentale e di fisico insieme che diversamente dal teatro, troppo costruito, opera una trasmissione diretta di energia dall’artista al pubblico”.
Marina Abramovic invece ha presentato un lavoro inedito, Energy Clothes, Abiti d’energia, che lei stessa definisce non più una performance ma una dimostrazione, che per la sua realizzazione ha come agente il pubblico e può avvenire anche senza la presenza dell’artista. I visitatori infatti sono invitati a indossare delle protesi concepite per raccogliere e rafforzare i campi energetici attorno e dentro la persona. I cappelli conici alti oltre un metro rivestiti di seta dai colori vivacissimi
sono come antenne per captare segnali energetici provenienti dallo spazio.
Le bende magnetiche per gli occhi a cui vengono applicati due coni in corrispondenza delle orbite oculari, sono un invito ad andare oltre la visione, oltre le immagini bidimensionali, e cogliere invece la realtà come energia, forza e peso. I colori brillanti in seta sono stati scelti come conduttori di energia luminosa e psicologica. La forma conica ricorrente si ispira alla forma del cappello della strega medievale e ai suoi poteri di intensificare la forza e la percezione. Energy Clothes si inserisce quindi in un percorso più ampio dell’Abramovic, di ripensamento della performance, che approda all’idea della sua ripetibilità : ripetizione di performance storiche (ripetizioni che generano novità : ad esempio ripetizioni femminili della crocifissione di Chris Burden o della masturbazione di Vito Acconci in Seedbed), ripetizione delle performance da parte del pubblico. “Ho capito che queste idee sull’originalità , il mio ego che coincide con la mia arte, rappresentano un ostacolo all’essenza della performance. Una performance dovrebbe essere come una composizione musicale, soggetta a interpretazione e eseguita come si desidera”.
La ricerca sull’energia come forza interiore ha trovato negli allievi del corso una interessante approfondimento in opere di arte video. Il video non è più infatti solo una metafora dell’energia, ma la sua concreta presenza in metamorfosi: energia allo stato puro. La peculiarità di questi video nati dall’incontro con Marina Abramovic è la presenza del corpo, la sua riconciliazione con lo schermo freddo.
Il video Ortiche di Marzia Migliora nasce da un’esperienza particolarmente intensa che l’artista è stata invitata a vivere su indicazione di Marina Abramovic: tre giorni di assoluto silenzio, digiuno, privazione di contatti esterni. Al ritmo di una ninna-nanna infantile, il volto di Marzia affiora e si riimmerge, in un loop, in una vasca da bagno di latte e ortiche. L’ambiente più accogliente e protettivo, e le immagini archetipe che lo rappresentano, la casa, la vasca ovale, il latte, l’infanzia, la bambina, la madre, non impediscono, non riescono a impedire il dolore, la sofferenza, le ortiche. Non è possibile isolarsi. Lo stesso tema è ripreso nella seconda opera, non video, presentata da Marzia Migliora, Piacere: un paio di guanti sono adagiati su un piedistallo,immettibili perché rivestiti all’interno di spine. Non è possibile isolare la mano, proteggerla con un guanto nella stretta che diamo all’altro, quando la porgiamo dicendo “piacere!”. Il saluto superficiale e quotidiano diventa il suo contrario in questo lavoro della Migliora, che potrebbe essere considerato una versione radicale di performance: la performance impossibile, ineseguita perché ineseguibile.
Paolo Chiasera prende alla lettera l’invito di Marina Abramovic all’introspezione, al guardarsi dentro e in Osservazioni permanenti si introduce in gola una microtelecamera. Un cilindro bianco freme scosso da un’energia interiore che è stata compressa. All’interno del cilindro è il corpo dello stesso Paolo Chiasera a dibattersi nello spazio angusto e claustrofobico. La via d’uscita è all’interno di sé: un rantolo sottolinea il passaggio e l’introduzione in gola della telecamera che inizia un visionario viaggio di esplorazione. La scoperta è affascinante: all’interno di noi stessi ci sono immagini, colori e movimenti che Chiasera manipola in modo raffinato con un effect keying cromatico e cinetico. La nostra interiorità è immaginifica. L’immagine non è solo oggetto di visione, è la visione stessa. Tutto è immagine. Esterno e interno, pubblico e privato non sono più distinguibili.
La presenza della corporalità nell’immagine bidimensionale è al centro anche della ricerca condotta da Alberto Guidato nel suo lavoro Gransimpatico. La prospettiva è molto originale: il corpo è una presenza fluida, un getto di vomito. Il video di soli 34 secondi mette in sequenza scene di vomito di 29 cultmovie (poco più di un secondo per film) di genere trash, horror, o b-movie: Dracula, Tromeo and Juliet, L’esorcista, Le streghe di Eastwick , Via da Las Vegas, Kristiane F Noi ragazzi dello zoo di Berlino, Summer of Sam, Quei bravi ragazzi, The Hitcher, L’aereo più pazzo del mondo, Killing Zoe, La mosca, Creepshow 2, The stuff, Ecstasy generation, Sesto senso, Amici miei III, Stand by me, Kids, Monty Python, Salvate il soldato Ryan, Amici, parenti e tanti guai, Le ceneri di Angela, La grande abbuffata, Street trash, Giochi nell’acqua,The rock, Apollo 13. E’ un’indagine sul ruolo ambivalente del vomito che la fiction in particolare finalizza alla drammatizzazione degli eventi, come catalizzatore che unisce segmenti narrativi oppure li risolve.
E non si sospetta quanto vomito ci sia nella fiction: attraversa lo schermo in tutte le direzioni; a bava, a fontanella, a cascata; biancastro, verdastro, rossastro; liquido o con i pezzi dentro; per ridere, per piangere, per morire, per purificarsi e rinascere. Un montaggio rapidissimo che crea un’unica esasperante sequenza, che non dà scampo allo spettatore, frustrando la dinamiche narrative di tensione/scioglimento, sublimazione/desublimazione violenta.
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Lavinia Garulli
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Geri ed Elisa di Vicenza,
sono certo che se invece di perdervi in questi vostri pettegolezzi da parrucchiera di Buenos Aires utilizzaste meglio il vostro tempo per leggere questo superbo articolo, lamentereste meno la sua lunghezza e, forse, imparereste anche qualcosa.
Noto che non avete il tempo per leggere la presentazione, ma ne avete molto molto per esprimere la vostra piccolezza.
Ebbene, vi siete contraddetti, e non avete nemmeno il fascino della contraddizione.
Se Costantino è innamorato di qualcuno o di qualcosa, lo è stato prima e lo è anche dopo avere letto quanto sopra, e la cosa non può che farmi piacere.
Per quel che appare Costantino è un uomo.
Il vostro tentativo di esserlo, invece, è vano.
Ciao, Biz.
Caro Nanni e cari tutti in fondo a destra c'è "invia l'articolo ad un amico", ve lo potete mandare in e-mail e leggere fuori dalla connessione oppure c'è "stampa questo articolo". Quando veete un articolo lunghino avete un comodo escamotage.
Sulla sintesi: mettetevi nei panni dell'artista recensito, secondo voi preferisce di piĂą due righine sintetichine o uno scritto ben condotto?
Costantino, ma sei il boy-friende della Sgarulli? Questo articolo sarà sicuramente scritto bene, ma è troppo lungo. Veramente troppo lungo.
ma cosa sei, il difensore ufficiale della garulli???? o sei innamorato di lei? :-)
Lavinia Garulli ha dimostrato in altri articoli, in particolare nelle recensioni dei libri, di possedere ottime capacitĂ di sintesi. In questo caso, credo, la particolaritĂ dell'argomento ha richiesto uno studio piĂą profondo. E' davvero molto bello che una studiosa abbia messo, con grande altruismo e disinteresse, la sua estrema bravura a disposizione sia dei lettori sia degli artisti presentati nell'articolo. Non riesco veramente a capire che senso abbiano queste critiche relative alla lunghezza...
Non esagerare, Nanni... Per leggere questo articolo occorrono 7-8 minuti. Va benissimo così. Tra l'altro lo stile della dottoressa Garulli è scorrevole, piacevole e l'argomento è molto accattivante. Non è importante la lunghezza, credo... l'elemento importante è la qualità . Articoli come questo mostrano - oltre alla qualità - grande serietà , passione e desiderio di rendere partecipi gli altri della propria ricerca. Bravissima!
hai ragione, purtroppo la sintesi non è una dote comune....
Credete che tutti hanno 20 minuti di tempo per leggere? Se mi leggo questo articolo poi non riesco leggere altro del sito. Non è giusto!
Presa visione dell'articolo relativo alla performance di MARINA ABRAMOVIC desidero condividere le tematiche affrontate in quanto io stesso artista,tuttavia impegnato in ambito piu' strettamente pittorico in tema di MATERIA,RICICLO,SCRITTURA,SEGNO e MEMORIA.Non manchero' alla visita presso la FONDAZIONE RATTI,mi permetto di esprimere dissenso nei confronti di chi sentendosi in diritto di fare un commento personale non abbia come altro argomento la lunghezza fisica dell'articolo.
Lavinia Garulli, come suo solito, desidera far conoscere nel modo migliore il contenuto dell'articolo e lo fa con tutta la sua cultura. E' una persona di valore e desidera diffondere la cultura video ed accorciare le distanze spaziali e temporali. Cara Lavinia saluti e complimenti. Maria