L’amore ai tempi di Google images. La telenovela infinita di Internet, deriva psico-geografica sentimentale che inizia non appena si clicca sul famigerato “cerca”, e porta l’artefice a perdersi in un universo in espansione di dinamiche interpersonali inconsapevoli.
Il gruppo
Alterazioni Video (2004; vivono a Milano e New York) si appropria d’immagini di estranei, trovate in Rete, per caso, e ne diventa parte integrante. Chi c’era dietro la fotocamera in origine e a chi era destinato il sorriso immortalato in quegli scatti? A detta del collettivo artistico, proprio a noi, ricettori involontari. Il world wide web come un Grande Fratello senza fine, in cui privacy e intimità perdono ogni senso, in cui tutti possono conoscere ciò che noi scegliamo di condividere e, magari, rubarlo.
L’esperienza americana del gruppo si fa sentire nelle installazioni che riempiono lo spazio della galleria:
Another Guinnes World Record, un totem di palle da bowling che sfida ogni legge fisica, instabile e caduco, sensibile al minimo spostamento d’aria, che costringe il visitatore a prestare ancor più attenzione alla sua visita; e
If You Can Read This Thank a Veteran, in cui un manichino in tenuta mimetica è accasciato prono su un divano rivestito con lo stesso tessuto, rendendo impossibile la distinzione tra uomo e oggetto, in un’umanità svuotata da ogni umanità dagli avvenimenti bellici, in una società in cui guerra e distruzione diventano argomenti da salotto. E
Susanna, ligneo tronco femminile in atteggiamento tipicamente maschile, una posa classica dissacrata dall’espletamento di un bisogno fisiologico.
162 fotografie diventano un loop di visi sconosciuti, in
People, Objects & Landscape: espressioni, pose, luoghi e attitudini sottratti alla galassia digitale e trasferiti su vecchi nastri Kodak. Immagini downloadate e poi giustapposte, fotomontate sono quelle che occupano i muri, con colori forti e piatti, che mantengono l’estetica del video per adagiarsi su tele serigrafate, dipinte con inchiostri da stampante.
Una transizione da numerico ad analogico che si completa in
Best off, registrazione audio in mp3 totalmente low-fi, bassa fedeltà che cozza in toto con la cristallina limpidezza dell’audio, a coronamento dell’ossimoro che sottende a tutta la mostra.
I would prefer not, intitolano Alterazioni video: rifiuto dell’informatica? Della tradizione? Dell’invasione telematica? Ai posteri l’ardua sentenza.
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ma i redattori ve li scambiate con teknemedia,
uno al prezzo di due per risparmiare?
non si capisce più quale sito si stia leggendo..
solo che teknemedia i propri redattori un poco li paga, exibart invece non versa manco un euro!