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05
maggio 2009
fino al 9.V.2009 Vincent Olinet Milano, annarumma404
milano
Tamburi di una volta, montagne di torte, elettrodomestici giocattolo e il ritmo indiavolato di chi non si diverte più. Una personale fatta di pochi oggetti ma di molti punti irrisolti. Dove l’artista preferisce completare il proprio mondo. Per tenerlo sospeso...
di Ginevra Bria
Nel suo modo di creare e tenere gli occhi aperti su quel che ha attorno, Vincent Olinet (Lione, 1981) ricorda Oskar, il protagonista del Tamburo di latta, romanzo d’esordio di Günter Grass. Oskar è un bambino che, a soli tre anni, capisce la falsità del mondo degli adulti e smette di crescere, rifiutandosi di farlo. Da allora, da gnomo qual è, osserva e commenta il mondo “dei grandi” (la Germania di Hitler) e dell’ingiustizia (la guerra).
Dalla prospettiva dello gnomo, tutte le anomalie, tutte le falsità e le illusioni del mondo della piccola borghesia tedesca, e poi gli orrori del nazismo e della guerra, sembrano ulteriormente ingranditi. Si tratta di una farsa, mordente e cattiva, uno specchio senza pietà, una messa in scena rivelatrice nei confronti delle maschere tenute dal pubblico. L’unico modo che Oskar ha a disposizione per imporsi contro il mondo anormale e assurdo dei grandi è suonare il suo tamburo di latta (Rhythm is my only companion, titola la personale di Olinet), accompagnando il proprio grido stridente alla forza distruttiva dello strumento e al suo potere irreggimentante.
Questa ribellione è lo specchio letterario dell’anarchia di Olinet. L’artista, probabilmente proprio come il suo alter ego, comincerà a crescere solo quando finiranno le apparenze delle ingiustizie evidenti; quando smetteranno le loro misure fuori-misura e proprio quando, come succede a Oskar, moriranno i nomi dei padri di un’epoca, quella contemporanea, costellata da idoli intercambiabili.
Vincent Olinet, dunque, non ha così tanta voglia di scherzare. Dissacrare non è un gioco da ragazzi, ma un’arte dolorosa e altera, che si paga a scapito di tante domande. E di ben poche risposte. Olinet gioca con gli oggetti più comuni, con i simboli più conosciuti della nostra cultura. Dalle sue torte sovradimensionate ed esplose, glassate e stucchevoli (Petit Gâteau, 2003), alla dissacrante After Me the Flood (2006), versione trash, in poliuretano e finta glassa della biblica arca di Noè, fino ai sette tamburi presentati per la prima volta a Milano, Rhythm is my only companion, la volontà è sempre quella di non crescere seguendo i dettami del reale e le misure della materia.
Per l’artista francese, l’universo è una fiaba per bambini ma letta dai cosiddetti adulti, per i quali a volte la fantasia richiede repulsione e distacco completi dall’ordinario. I tamburi di Olinet richiamano, nella forma e nel colore, atmosfere circensi e giocattoli d’altri tempi, rivelando però, a causa del loro mancato utilizzo, il lato oscuro dell’aura persa. La voce del peana (della marcia militare) che ancora possono, a ben vedere, intonare.
Ecco dunque dare ragione a chi parla di Olinet come d’un artigiano che crea mondi e prospettive fantastiche, capovolgendo la certezza della quotidianità. L’artista, infatti, gioca con oggetti e soggetti popolari, sovvertendone l’ordine. Decontestualizzandoli con capricci visionari, che seguono i meandri del linguaggio e dei suoi misteriosi significati.
Dalla prospettiva dello gnomo, tutte le anomalie, tutte le falsità e le illusioni del mondo della piccola borghesia tedesca, e poi gli orrori del nazismo e della guerra, sembrano ulteriormente ingranditi. Si tratta di una farsa, mordente e cattiva, uno specchio senza pietà, una messa in scena rivelatrice nei confronti delle maschere tenute dal pubblico. L’unico modo che Oskar ha a disposizione per imporsi contro il mondo anormale e assurdo dei grandi è suonare il suo tamburo di latta (Rhythm is my only companion, titola la personale di Olinet), accompagnando il proprio grido stridente alla forza distruttiva dello strumento e al suo potere irreggimentante.
Questa ribellione è lo specchio letterario dell’anarchia di Olinet. L’artista, probabilmente proprio come il suo alter ego, comincerà a crescere solo quando finiranno le apparenze delle ingiustizie evidenti; quando smetteranno le loro misure fuori-misura e proprio quando, come succede a Oskar, moriranno i nomi dei padri di un’epoca, quella contemporanea, costellata da idoli intercambiabili.
Vincent Olinet, dunque, non ha così tanta voglia di scherzare. Dissacrare non è un gioco da ragazzi, ma un’arte dolorosa e altera, che si paga a scapito di tante domande. E di ben poche risposte. Olinet gioca con gli oggetti più comuni, con i simboli più conosciuti della nostra cultura. Dalle sue torte sovradimensionate ed esplose, glassate e stucchevoli (Petit Gâteau, 2003), alla dissacrante After Me the Flood (2006), versione trash, in poliuretano e finta glassa della biblica arca di Noè, fino ai sette tamburi presentati per la prima volta a Milano, Rhythm is my only companion, la volontà è sempre quella di non crescere seguendo i dettami del reale e le misure della materia.
Per l’artista francese, l’universo è una fiaba per bambini ma letta dai cosiddetti adulti, per i quali a volte la fantasia richiede repulsione e distacco completi dall’ordinario. I tamburi di Olinet richiamano, nella forma e nel colore, atmosfere circensi e giocattoli d’altri tempi, rivelando però, a causa del loro mancato utilizzo, il lato oscuro dell’aura persa. La voce del peana (della marcia militare) che ancora possono, a ben vedere, intonare.
Ecco dunque dare ragione a chi parla di Olinet come d’un artigiano che crea mondi e prospettive fantastiche, capovolgendo la certezza della quotidianità. L’artista, infatti, gioca con oggetti e soggetti popolari, sovvertendone l’ordine. Decontestualizzandoli con capricci visionari, che seguono i meandri del linguaggio e dei suoi misteriosi significati.
ginevra bria
mostra visitata il 18 aprile 2009
dal 9 aprile al 9 maggio 2009
Vincent Olinet – Rhythm is my only Companion
Galleria Annarumma404
Via Casati, 26 (zona Repubblica-Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 16-19.30 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0239430655; info@annarumma404.com; www.annarumma404.com
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