Made in Italy o non Made in Italy? È questo il dilemma dell’esistenza
di un simbolo sempre più smentito da filiere di produzioni che solo nell’ultimo
10% della lavorazione (giusto il tempo di apporre il marchio) vengono effettivamente
realizzate nel Belpaese.
Yuri Ancarani (Ravenna, 1972; vive a Ravenna e Milano) affronta questo
“enigma” contemporaneo girando un video che “fa pensare più che raccontare
storie” (parafrasando
la definizione di ‘cinema’ di Godard). E da un punto di vista meramente stilistico la breve
pellicola risulta un interessante esercizio sulle possibilità del linguaggio
per immagini in movimento e insieme un evento performativo complesso e
stratificato.
Il primo step è proprio il film finito. Esterno giorno: in
un affollato litorale. Tutto è indecifrabile nella calca di vacanzieri.
Indifferente a ciò che accade a terra e contemporaneamente inosservato dai più,
un piccolo aeroplano spezza l’azzurro del cielo con uno striscione
pubblicitario rosso e una scritta in cinese di colore giallo. Nell’incipit che
anticipa le sequenze aeree si assiste al librarsi dello slogan (al momento del
decollo del velivolo) che, per pochi istanti, sorge come un immenso aquilone.
Una traccia allegorica che allude al gioco ma che un gioco non è.
Così l’immagine reale diventa chiara e lo spettatore in
sala osserverà il procedere di un montaggio tra cielo, mare, terra e distese
d’ombrelloni. Tagli, sequenze e piani lunghi a intervello tra folla e nuvole,
accompagnati da un’attenta colonna sonora segnata da rumori metallici e folate
di vento. Il volo non approda a nulla, lasciando fluttuante l’idea di una
scritta in cinese (Made in Italy) che appare e scompare senza meta.
Restano i dubbi e le perplessità di un tema sapientemente
elaborato attraverso “un’immagine virtuale e un’immagine attuale” (Deleuze) che creano un piccolo
circuito interno di elementi distinti ma indiscernibili, che si riflettono l’un
l’altro scambiandosi i ruoli in un infinito rimando.
Un secondo step è ovviamente la mostra milanese, per cui
Ancarani ha scelto di spogliare d’ogni cosa lo spazio espositivo, inserendo due
panche per assistere alla proiezione a tutta parete. E infine c’è “un altro
lato dell’opera”,
come sottolinea nel testo critico Andrea Lissoni. Il terzo step della
performance artistica, quello che è accaduto prima di tutto, la fase delle
riprese in spiaggia. con “quella brigata vagamente assortita di fotografi,
fotoamatori, video maker e collaboratori occasionali tutti in t-shirt rossa con
al centro la stessa scritta in caratteri cinesi che si vede trainata dall’aereo”.
Le immagini scorrono, i rumori metallici fanno eco nella
N.O. Gallery e l’immagine del Made in Italy in veste cinese lascia comunque
perturbati. “Non appena, volendo tentare, scendiamo in noi stessi e,
drizzando la conoscenza verso il nostro interno, vogliamo renderci di noi
consci appieno, ci perdiamo in un vuoto senza fondo” (Schopenhauer).
Così, immagine virtuale e attuale entrano in
cortocircuito. Ma è solo un film. Vero?
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caterina misuraca
mostra visitata il 25 maggio 2010
dal 25 maggio al 9 luglio 2010
Yuri
Ancarani – Made in Italy
N.O. Gallery
Via Matteo
Bandello, 18 (zona Magenta) – 20123 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 15-19; mattina e sabato su appuntamento
Ingresso
libero
Testo critico
di Andrea Lissoni
Info: tel. +39
024989892; +39 0243315067; press@nogallery.it; www.nogallery.it
[exibart]
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bravo bravo bravo Juri!!! uno dei video più belli degli ultimi anni!