Il tutto racchiuso da Kelly Tippsman (San Salvador, 1977; vive a Glasgow e New York)
dietro e dentro una rete che risucchia, guida e condiziona lo spettatore, opera
dal carattere molteplice, alla pari degli altri lavori in mostra. È intorno a un
comune denominatore di “sdrucciolevole” evidenza che si addensa infatti una
presentazione omogenea e (forse troppo) calibrata, dove l’approccio cerebrale stempera
l’imposizione del coinvolgimento fisico. Freddo contro caldo, insomma.
Si parte dunque dalla rete. A maglie larghe, avvolgente,
un po’ porta da calcio un po’ cesto da basket. Ma anche, meno ludicamente, recinzione,
barriera, protezione. Da chi? Contro chi?
progetto, come un rivolo di benzina accanto a un fiammifero. E così, tra quelle
maglie larghe, “violentate” per giunta con una mazza da baseball, s’infila la
cronaca, con l’inferno dei centri di accoglienza, i brulli campetti della
periferia ghettizzata, l’accanita difesa del proprio orticello, anche quando
nessuno lo coltiva più.
Un beach volley penitenziario che ben si accorda con
la struttura in acciaio cromato e pelle escogitata da David Renggli (Zurigo, 1974; vive a Zurigo e in Texas), perfidamente
elegante e versatile: attrezzo ginnico o sgabello da bar trendy, su cui appollaiarsi
per sorseggiare chiacchiere e aperitivi, emblemi di sacri riti dell’oggi che
fanno presto a trasformarsi in sinistre e seducenti ghigliottine.
Letture speciose? Ne scarichiamo la “responsabilità”
sul titolo, che come traccia tanto ermetico non è. ‘Vigilare’ come custodire,
ma anche reprimere, esercitare un controllo. Ulteriore conferma la desertica gigantografia
di Franz Schmidt (Berlino, 1980;
vive a Berlino e Münster): un’imponente inquadratura, quasi un frame
cinematografico, che mette in primo piano un grande retrovisore e tante domande.
Cosa e chi c’era, o c’è, dietro la curva? Avventurosi autostoppisti? Clandestini
disperati? Sbirri sudati? E la Death
Valley è servita solo come set o è un tantino allusiva?
Su uno dei miti americani si posa così la polvere
del dramma, che dilava il Pop dalla realtà, riducendo un gaio immaginario a
spenta immagine in bianco e nero, sotto un sole cattivo: il cactus, il giulivo
colonnello Sanders (icona della catena Kentucky Fried Chicken), la palma,
l’ice-cream… Prosciugato il colore, tutto resta in bilico, come quello
spicchio (Stück)
abbandonato a terra, promessa – in fieri
o mancata? – di un frutto succoso.
articoli
correlati
Renggli
a Viafarini
anita
pepe
mostra visitata il 19 settembre 2010
dal 17 settembre al 9 novembre 2010
Renggli | Schmidt |
Tippsman – Los vigilantes de la playa
a cura di Milovan
Farronato
Galleria
Nicoletta Rusconi
Corso Venezia, portone antecedente il 22 (zona Palestro-San Babila) – 20121
Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 02784100; fax +39 0277809369; info@nicolettarusconi.com; www.nicolettarusconi.com
[exibart]
Fino al prossimo 21 aprile il Museo Civico di Bassano del Grappa ospita “Brassaï. L’occhio di Parigi”, la mostra realizzata…
Fino al 24 febbraio l’installazione site specific dell’artista marocchina Meriem Bennani dà forma a una misteriosa sinfonia attivata da molteplici…
Parigi continua a fare della cultura un tassello cruciale di sviluppo: l’offerta delle grandi mostre, visitabili tra la fine del…
Una rassegna di alcuni lotti significativi dell’anno che sta per finire, tra maestri del Novecento e artisti emergenti in giro…
Un ponte tra Italia e Stati Uniti: c'è tempo fino al 30 gennaio 2025 per partecipare alla nuova open call…
Ci lascia uno dei riferimenti dell’astrazione in Campania, con il suo minimalismo, rigorosamente geometrico, potentemente aggettante nella spazialità e nell’oggettualità.…