“Ho cominciato ad occuparmi di antichi capolavori di disegni e pitture venticinque anni fa – afferma Mattia Jona – in una piccola galleria al centro di Milano, vicino al Pinacoteca Ambrosiana. Da allora il mio livello di interesse nel campo delle opere d’arte su carta si è esteso includendo stampe su legno e pittura dalla scuola di Ukiyo, così come disegni e stampe degli artisti del diciannovesimo e ventesimo secolo, per la maggior parte italiani”.
Principale oggetto di questa mostra, però, sono le ultime acquisizioni. Di particolare rilievo è ”Donna sulla seggiola”,un’acquaforte incisa da Giuseppe De Nittis nel 1880, dove la figura e l’elegante posa della donna rimandano alle silhouette femminili protagoniste della pittura francese. L’acquaforte, come testimonia la dedica, era stata regalata nel 1913 alla figlia di Angelo Sommaruga – promotore della pittura italiana a Parigi – da Léontine, vedova di De Nittis (Barletta, 1846 – Saint –Germaine – en – Laye, 1884). Questo esemplare, afferma Jona, “è una rara prova del primo stato dell’incisione, che ritrae, dal vero e con una sensibilità che ricorda le acqueforti di Rembrandt, una donna di mezza età cara all’artista”; successivamente, infatti, la lastra venne modificata con ritocchi al tratteggio e con l’aggiunta di un’altra figura femminile.
“Al balcone” di Luigi Russolo (Portogruaro, 1885 – Cerro di Laveno. 1974), un’acquaforte e acquatinta incisa tra il 1909 e il 1910 – venduta al British Museum – dimostra che nell’ambito futurista egli non si occupò strettamente di musica. Anzi, il fatidico incontro con Boccioni avvenne a Milano, nel 1909, al circolo “La Famiglia Artistica”, dove i due artisti esponevano le loro stampe.
Come provano le dettagliate schede tecniche relative ad ogni opera, questa è un ‘esposizione dedicata soprattutto agli appassionati del genere, che hanno la possibilità di osservare da vicino i particolari tecnici che stabiliscono la rarità di queste opere.
Ad esempio: “Una sibilla”, chiaroscuro a due legni di Bartolomeo Coriolano (Bologna, 1599 – 1676), presenta tuttora, nella parte inferiore, la fascia scura interamente stampata in nero che solitamente veniva tagliata e che caratterizza, in questo caso, la prima tiratura.
Non c’è un catalogo dell’esposizione, poiché, spiega Jona, tutte le informazioni e le schede tecniche relative ad ogni opera si trovano sul sito ufficiale (www.mattiajona.com), dove, per l’occasione, è stata allestita una galleria virtuale che comprende le immagini e le informaazioni di tutte le acquisizioni.
Si deve, infine, segnalare più simile ad un negozio che ad una galleria, l’ambiente espositivo non era allestito in maniera pertinente: tra i mancati interventi che preserverebbero le opere su carta, vi è un tipo di illuminazione diretta ed eccessiva.
La collezione: Oltre alle ultime acquisizioni sono esposte anche le opere “di magazzino”, suddivise in: antichi capolavori; capolavori dell’Ottocento e del Novecento e stampe giapponesi.
Tra gli antichi capolavori è doveroso citare tre figure di “Commedianti italiani” di Jacques Callot (Nancy 1592 – Nancy 1635), restaurate con un intervento al tratto nella parte inferiore; tre monotipi di Pompeo Mariani (Monza 1857 – Bordighera 1927), raffiguranti “Scene di porto” e una splendida “Deposizione”, acquaforte di secondo stato, di Jusepe de Ribera (Jativa 1591 – Napoli 1652).
“Il piccolo cane nero”, acquaforte datata intorno al 1885, di Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908) e “L’archeologo III” di Giorgio De Chirico, acquaforte proveniente dall’unica edizione di sessanta stampe sul tema, fanno parte dei capolavori dell’ Ottocento e Novecento.
Tra le stampe giapponesi, invece, spicca una de “Le trentasei vedute del monte Fuji”, silografia policroma edita da Eijudo tra il 1830 e il 1832, realizzata da Katsushika Hokusai (1760 – 1849), un’opera presente anche alla grande retrospettiva dedicata all’artista giapponese al Palazzo Reale di Milano.
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Giusy Checola
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