Scorci d’Italia vista attraverso gli occhi dei più importanti pittori europei della fine del Settecento e del primo Ottocento. Luoghi noti, tante volte visitati dalla tradizione, e posti meno impegnativi ed usuali, tutti comunque raffigurati dall’artista che prende appunti direttamente dalla natura, con il suo tipico armamentario: una valigetta contenente fogli, colori e pennelli. E’ questo ciò che propone la mostra Un paese incantato. Italia dipinta da Thomas Jones a Corot che ha inaugurato ieri, domenica 2 settembre, a Mantova. L’evento, ideato dal Centro Internazionale d’Arte e di Culture di Palazzo Te e realizzato in collaborazione con Réunion des musées nationaux e Telecom Italia, è già stato presentato con successo, in una versione più ridotta, al Grand Palais di Parigi.
Moltissime delle opere esposte – selezionate da Anna Ottani Cavina, Vincent Pomarède e Stefano Tumidei – sono oli su carta ed acquerelli dal carattere fresco e immediato, dipinti all’aria aperta, en plein air, velocemente, per catturare un particolare momento luminoso, unico ed insostituibile. Tant’è vero che sul retro di alcuni lavori, specialmente quelli su carta, è segnata non solo la data, ma anche l’ora o il breve intervallo di tempo in cui sono state composte.
Sono gli anni della cultura Neoclassica e del Romanticismo, quelli in cui l’Italia, per l’ultima volta è meta di pellegrinaggi artistici alla ricerca delle radici della classicità nell’arte, ma anche nella natura attraverso l’aria e la luce dorata del paese mediterraneo. Monumenti classici e luoghi tipici come Roma e il Colosseo o le Terme di Caracalla, Villa Medici o Tivoli, Napoli e l’Etna, sono soggetti che accompagnano luoghi oscuri, ma pittoreschi, spezzoni di paesi e d’atmosfere ormai perdute, capaci di restituirci un tempo lontano, ma vivo delle osservazioni di molteplici viaggiatori, provenienti dall’Inghilterra (Wright of Derby, Thomas Jones, Cozens, Turner), dalla Francia (Robert, de Valenciennes, Constantin, Gauffier, Granet, Corot, Fleury), dalla Svizzera (Ducros, Sablet), dalla Germania (von Rohden, Carus, Blechen), Danimarca (Hansen, Eckersberg), Belgio, Russia.
I quadri, non grandi, sono eseguiti con pochi tocchi rapidi e sintetici, atti a catturare con gli occhi del sentimento un’impressione naturale e passeggera come il trascorrere delle nubi nel cielo. Così ad esempio si comportava Thomas Jones, che camminando con gli amici prendeva appunti volanti “flying sketches” su ciò che lo impressionava. S’inaugura, dunque, in quegli anni un modus operandi del tutto nuovo, lontanissimo da quello ancora usato nello stesso periodo dal paesaggista ufficiale della corte russa e napoletana Jakob Philipp Hackert che, con fogli grandissimi e giunti uno all’altro, riproduceva la natura in maniera analitica “disegnando a penna contorni definitivi…” (Goethe, 1811), procedendo in maniera lentissima e terminando il quadro nello studio, non più sotto lo stimolo del naturale.
Questi quadri luminosissimi, fatti sotto l’impulso della sensazione del vero, preludono invece ad un atteggiamento che farà della realtà naturale la protagonista assoluta, vista qui ancora con occhi venati di nostalgia, anche se già sgombri del tradizionale motivo, più avanti, nell’Ottocento, ritratta con l’atteggiamento scientifico ed oggettivo di chi coglieva “fotograficamente” l’impression.
Tuttavia mancava ancora la coscienza che quest’atteggiamento mentale avrebbe costituito il futuro, che era quello vincente, e perciò i fogli, i quadretti, piccoli studi fatti al volo, non vengono considerati dagli artisti opere finite, pronte ad essere immesse nel mercato. Ancora più difficile quindi deve essere risultata la ricerca di queste opere, fuori circuito o inedite, la cui storia e senso vengono svelati proprio in occasione della mostra dedicata all’incanto della natura d’un Italia allora ancora mitica.
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Una mostra ben fatta e perfettamente spiegata. Interessanti le opere e perfetto l'allestimento. Bellessime anche le fotografie dell'800.